Damaraland

Damaraland

Piano piano la temperatura ricomincia a crescere e il paesaggio a tornare quello desertico e polveroso. La rugiada mista a pioggerellina presente in mattinata ha impastato la sabbia sulla macchina che ormai è diventata un vero offroad da Camel Trophy!

Pasteggiamo con il solito panino sotto uno spoglio e striminzito albero che però assolve comunque il suo scopo e proseguiamo verso il nostro lodge che ci è stato prospettato molto bello

Mowani Mountain Camp

Barbara aveva ragione: il Mowani meritava veramente. Tra l’altro all’atto della prenotazione era rimasta libera solo una mini-suite e ci è toccato fare questo “sforzo” del tutto ripagato.

E’ difficile descrivere la “camera” che è ovviamente il solito bungalow composto da salottino, camera da letto e la zona bagno esterna compresi i sanitari! Il bello secondo me è che è stata completamente inserita e calata nei grandi massi di colore rosso/ocra che circondano la zona e non si capisce dove inizia la stanza e finisce la natura. Piccoli angoli di relax sono stati ritagliati tra le rocce e alcuni simpatici e curiosi ospiti fanno capolino vicino alle finestre.

La zona centrale della lobby è molto grande e sapientemente arredata e come al solito torte, tè e caffè sono a libera disposizione. La piscina e i suoi lettini sono posizionati davanti a panorama favoloso dove esiste anche una piccola water-hole in cui vedremo alcune scimmie e struzzi.

Alle 18 il personale ci avvisa che possiamo andare a vedere il tramonto in una zona appositamente preparata con sedie e cuscinoni e dove viene offerto un aperitivo con stuzzichini e cocktail (enormi!)

Inutile dire che lo spettacolo di Madre Natura è ogni volta un piacere per gli occhi; altro che mega schermi o Imax, qui abbiamo 180° di panorama con il sole che nell’oretta che stiamo lì fa assumere tutti i colori della scala Pantone alle montagne dietro cui cala!

Se quando eravamo arrivati erano 35° e la doccia all’aperto era stata benedetta, già ora col sole basso ci vuole la felpetta, e tornando in camera per prepararci alla cena ci chiediamo come mai tutti i camerieri hanno una giacca di pile stile Marmolada! Lo scopriremo ben presto! A cena alle 8 con la sala semi-aperta saremo sui 15 gradi, e visto che a colazione saranno sicuramente meno di 10 probabilmente di notte è scesa vicino a  6 o 7!! Sotto i piumini non si sta neanche male, anche se inizialmente avevamo previsto di dormire con il berretto stile cuffia della nonna… Però vi ricordate dove era il WC ? E ovviamente mi scappava tantissimo! Va beh, almeno mi sono ri-goduto la notte più stellata del viaggio (era proprio il giorno della luna nuova, quindi completamente assente). Dopo cena infatti sfidando il freddo ero risalito al sunset point e nell’oscurità più assoluta ho passato una dei più bei momenti del viaggio: le foto, per mancanze tecniche, ignoranza e inesperienza, non sono venute un granché, ma la visione così chiara della Via Lattea non la dimenticherò facilmente.

Twyfelfontein

Dopo la colazione fatta con 4 strati di maglie, e le foto conclusive a rocce e volatili (sia nel pomeriggio di ieri che questa mattina c’è stata la luce migliore del viaggio) ripartiamo in direzione del sito ove sono state trovate delle incisioni rupestri risalenti a più di 6000 anni e fatti dagli antenati dei Boscimani (“San”).

La visita (una passeggiata di 45 minuti) può essere svolta solo con l’ausilio di una guida, ma la cosa ci risulta più che gradita visto che ci capita in sorte una simpatica ragazza, Elizabeth, che parla un ottimo inglese e oltre alle spiegazioni sui petroglifi risponde a tutte le nostre domande su vari argomenti.

Ripartiamo passando in macchina tra le Burnt Mountains e le Organ Pipes, il paesaggio diventa più sassoso e le strade cominciano, finalmente, a fare qualche curva e salire qualche passo (d’altronde siamo “in montagna”). Dopo qualche simpatico incontro, arriviamo al nostro lodge dove questa volta l’addetto al cancello ci dice di parcheggiare la macchina e ci fa venire a prendere.

Grootberg

Per raggiungere il Grootberg Lodge bisogna infatti salire una strada che ha qualche pezzo molto scassato e molto pendente; così a occhio forse ce l’avrei fatta a salire, ma la sosta a valle ci fa trovare la mattina successiva la nostra vettura lavata a puntino e l’operazione (immagino a stracci e secchi, non certo con l’idro pulitrice) non deve essere stata semplice viste le condizioni in cui era.

Appena varchiamo la porta della lobby del lodge e ci dirigiamo sulla veranda, la mascella si blocca aperta! Siamo sul bordo “di chiusura” di un canyon di cui vediamo entrambi i lati destro e sinistro; la piscina “infinity” a sfioro e i bunglow in pietra abbarbicati sul rift rendono l’ambiente ancora più bello e caratteristico. Le stanze purtroppo non sono all’altezza: non è tanto l’arredamento spartano e il bagno abbastanza malandato, quanto il fatto che somigliano più alle stanze di un rifugio CAI degli anni 70, che non a una struttura dove a pochi passi pascolano orici e springbok e famosa per il “Rhino tracking”.

Anche la cena non è stata sicuramente delle migliori come pietanze, ma almeno è allietata da un siparietto delle cameriere che intonano canti locali e danzano in onore di una ospite che festeggia il compleanno.

Solita stellata spettacolare, ancor più visibile in quanto il lodge che viene alimentato solo a celle solari, a mezzanotte per risparmiare toglie la corrente a tutto e piomba nell’oscurità assoluta.