Heho
Altra
levataccia in quanto dobbiamo prendere un altro aereo che ci
porterà a Heho. L'aeroporto di Mandalay è fantascientifico, la classica
"cattedrale" nel deserto che è stata voluta dal governo ma che tutt'ora
giace pressoché inutilizzato e sperduto. Oltre alla capitale è l'unico a
disporre di una pista per l'atterraggio di grossi aerei
intercontinentali e sarà quindi deputato ad essere meta nel futuro di
voli charter dall'Europa e di voli di collegamento con la Thailandia (sia
Bangkok che direttamente Phuket). Se l'arrivo del turismo di massa in
questi posti sarà un bene (aumentando il tenore di vita di tutti e non
di poche classi dirigenti) oppure se rovinerà lo spirito e la cultura di
questa terra, è una domanda che ci siamo posti spesso nell'arco del
viaggio.
Arriviamo a Heho ancora in un clima uggioso e capiamo subito che non
patiremo il caldo vedendo l'abbigliamento dei facchini e delle persone fuori
dall'aeroporto: maglioni, piumini, cappelli di lana (e però sempre le
immancabili infradito e piedi nudi, visti anche a zero gradi !!).
Dopo
un breve tragitto, la sosta ad un altro mercato che al pari di quello di Bagan resta
per me la più bella esperienza del viaggio. Ancora una volta
rimaniamo affascinati dal susseguirsi dei colori e dei profumi della
merce in vendita e anche se un po' imbarazzato mi ritrovo a sparare
decine di fotografie ai commercianti o ai clienti.
Inle
Lasciamo
Heho con destinazione il lago Inle, famoso per i suoi
pescatori dall'originale tecnica di rematura con il piede. Arriviamo nel
bellissimo resort (Hupin
Hotel) che ospita le nostre
camere "over-water" su palafitte
che ricordano lo stile maldiviano, peccato che ci siano almeno 30 gradi
di differenza in quanto qui fa un freddo cane !! Essendo a 900 mt di
altezza e in stagione "invernale" (primi di febbraio) che la notte
faccia freddo è risaputo e tutte le guide lo riportano. Pur essendo
preparati psicologicamente però non avrei mai detto che mi sarei
ritrovato a dormire praticamente vestito (pigiama grosso + pile super
tecnico sopra e berretto di pile/lana in testa), con 4 coperte di quelle
stile naja (dal peso eri immobilizzato) e addirittura con bottiglie di
acqua calda nel letto a mo' di scaldino della nonna...
Di giorno poi
non è che facesse molto più caldo. Appena arrivati ci aspettano subito
delle veloci lance a motore
che ci porteranno lungo il lago verso le
varie destinazioni. Peccato che la pioggia dall'alto e gli schizzi
d'acqua dal basso ci inumidiscano i vestiti e ci facciano sentire ancora
di più il freddo... Mai ho bevuto con più gusto il brodo di pollo
bollente nel ristorante sul lago dove pranziamo !! Per restare ancora un
po' al caldo rinunciamo alla veloce visita della
Pagoda Phaung Daw Oo e
subito dopo ci reimbarchiamo sulle lance che questa volta (senza pioggia
e a velocità molto più moderata) ci fanno godere molto di più il
paesaggio. Passiamo infatti in mezzo a veri e propri
villaggi costruiti
su palafitte (come fanno a resistere un'intera stagione senza
riscaldamento non si sa...) dove ci sorprendiamo a vedere
bambini da
soli navigare in tutta tranquillità come se niente fosse (una cosa che
ho notato è come i bambini siano molto più indipendenti e meno piagnoni
dei nostri... mai sentito o visto uno piangere o lamentarsi ed inoltre
spessissimo si vede il fratello più grande di qualche anno occuparsi di
quello/i minore come fosse un genitore).
Interessanti sono gli
orti
galleggianti, veri e propri mini appezzamenti di pochi centimetri di
terra di spessore che galleggiano sull'acqua dove vengono coltivati verdure o fiori.
Continuiamo la navigazione alla volta del Monastero Nga Phe Chaung detto
anche "dei gatti saltatori" il cui nome è facilmente intuibile da
questa
foto. Il giro finisce con la visita di alcuni piccoli negozi di souvenir
dove incontriamo anche tre "donne
dal collo lungo" (o "donne giraffa")
ovvero delle povere ragazze "costrette" (per modo di dire, visto che è
la loro tradizione e loro ne vanno fiere) a indossare anelli intorno al
collo che causano un abbassamento della clavicola e l'apparente
allungamento del collo.
Ritorniamo all'hotel di nuovo infreddoliti per il tragitto a tutta
velocità e a stento un bagno bollente nella vasca riesce a scaldarci (ci
riusciranno meglio i whiskey locali a fine cena che tracanniamo prima di
coricarci).