Bagan
    
         La
        giornata inizia non presto, prestissimo!! Sveglia alle 4 per 
		riuscire a prendere il volo delle 7 per Bagan. Atterriamo dopo un'oretta 
		di volo tranquillo e il nostro rimbambimento e sonno viene subito 
		destato dalla visita di uno splendido mercato locale (il 
		Mercato Nyaung-oo).
        Bastano pochi passi tra le bancarelle per entrare in 
		un'altra dimensione; odori, colori, suoni, il quasi totale disinteresse 
		dei commercianti a venderti la merce (ma comunque disponibilissimi se ti 
		mostri interessato), pollame, pesce, verdura abilmente esposta su foglie o
        su banchetti poveri ma dignitosi. Si ha proprio la sensazione di 
		entrare nel "loro" mondo vedendo la gente normale che fa la spesa e 
		comunque di non sentirti un estraneo guardato con sospetto o con 
		curiosità.
La
        giornata inizia non presto, prestissimo!! Sveglia alle 4 per 
		riuscire a prendere il volo delle 7 per Bagan. Atterriamo dopo un'oretta 
		di volo tranquillo e il nostro rimbambimento e sonno viene subito 
		destato dalla visita di uno splendido mercato locale (il 
		Mercato Nyaung-oo).
        Bastano pochi passi tra le bancarelle per entrare in 
		un'altra dimensione; odori, colori, suoni, il quasi totale disinteresse 
		dei commercianti a venderti la merce (ma comunque disponibilissimi se ti 
		mostri interessato), pollame, pesce, verdura abilmente esposta su foglie o
        su banchetti poveri ma dignitosi. Si ha proprio la sensazione di 
		entrare nel "loro" mondo vedendo la gente normale che fa la spesa e 
		comunque di non sentirti un estraneo guardato con sospetto o con 
		curiosità. 
		
            Usciamo dal mercato dove avrei voluto avere più che una semplice 
		macchina fotografica per portarmi a casa quell'atmosfera, e ci dirigiamo 
		a visitare la Pagoda Shwe
            Zi Gon il primo esempio di architettura 
		religiosa birmana che poi ha influenzato la costruzione di tutte le 
		altre pagode con la stupa a forma di campana. Divertente l'incontro con 
		pellegrini scesi da qualche villaggio montano che sembrano più 
		incuriositi di noi a vedere popolazioni sconosciute. Facciamo 2 
		chiacchiere (per modo di dire) e 2 fotografie che li stupiscono nel 
		rivedersi sul display
            delle fotocamere digitali.
                Successivamente è la 
		volta del Tempio Ananda, uno
                dei meglio conservati della Birmania (è del 
		1091 ma i bassorilievi e i dipinti sulle tavolette di terracotta sono 
		perfetti). La struttura è particolare, fatta a corridoi, gallerie che si 
		incrociano e che si aprono nei vestiboli. Ai 4 lati del tempio 
		4 statue 
		ad altezza gigantesca del Buddha ognuna con diverse particolarità (una 
		di queste è dipinta in modo che allontanandosi o avvicinandosi 
		l'espressione del Buddha cambia da seria a sorridente). La fortuna è 
		stata che per qualche ragione l'illuminazione artificiale era spenta e 
		quindi abbiamo potuto constatare come gli architetti dell'epoca avessero 
		concepito una serie di finestre e pertugi per fornire un'illuminazione 
		ambientale accurata che privilegiasse ovviamente le statue 
		principali.
            Dopo una breve sosta al Tempio Manuha (contenente un 
		Buddha quasi soffocato
            e stretto dalle mura del tempio), ci 
		soffermiamo alla pagoda Nan
            Paya dove più che il contenuto (un 
		altro 
		Buddha, non è che ci sia molta scelta :-) ) ci rimane il ricordo di una 
		serie di bambini che sfoggiando un buon italiano (cosa non si impara per il 
		commercio!!) ci offrono qualche souvenir; regalo qualche cappellino (me 
		ne porto sempre una buona scorta dall'Italia) e mi rimarrà sempre 
		stampato in mente il sorriso e la 
            felicità di un bambino. Non so perché 
		ma invece che rallegrarmi, mi rattrista il pensiero che con così poco 
		rendo felice qualcuno e mi vengono in mente i nostri bambini che a 
		Natale magari giocano solo 5 minuti col giocattolo da cento euro e poi 
		sono già imbronciati perché non hanno ricevuto esattamente quello che 
		hanno visto nella pubblicità in Tv (ok, basta con la retorica 
		qualunquista).
             Prima
            del pranzo (avvenuto in uno splendido ristorante 
		all'aperto sul rive del fiume Irrawaddy) c'è ancora tempo per una sosta 
		panoramica. Ci viene infatti concesso di salire su uno dei 500 monumenti 
		che sorgono nella famosa piana di Bagan (un'area di 20 kmq che al 
		massimo dell'apogeo ne contava quasi 8000). La salita al Tempio Sein 
		Nyet Nyima non è delle più agevoli (e sconsigliata a chi soffre di 
		vertigini), ma il panorama
            che si gode dall'alto è spettacolare.
Prima
            del pranzo (avvenuto in uno splendido ristorante 
		all'aperto sul rive del fiume Irrawaddy) c'è ancora tempo per una sosta 
		panoramica. Ci viene infatti concesso di salire su uno dei 500 monumenti 
		che sorgono nella famosa piana di Bagan (un'area di 20 kmq che al 
		massimo dell'apogeo ne contava quasi 8000). La salita al Tempio Sein 
		Nyet Nyima non è delle più agevoli (e sconsigliata a chi soffre di 
		vertigini), ma il panorama
            che si gode dall'alto è spettacolare.
                Dopo 
		pranzo visitiamo un laboratorio artigiano per la produzione della 
		lacca
                uno dei prodotti più caratteristici del paese e anche qui abbiamo modo 
		di scambiare due parole con le 
            abili intagliatrici locali che ci 
		confidano di lavorare "a cottimo" (guadagnano in base a quello che 
		producono) e come spesso ci accadrà ci vergogniamo molto del divario 
		economico e di ore di lavoro che esiste tra i nostri mondi.
            Dopo aver 
		preso possesso della stanza dell'albergo 
		(il Treasure
            Resort Bagan), 
		rinunciamo al giretto in calesse tra i monumenti della piana (un 
		classico di Bagan) e invece ci addentriamo a piedi a casaccio nella 
		sterpaglia per fare qualche 
            foto. Ma
            il tempo è tiranno ed è già ora di 
		una altro appuntamento "must see" della zona: il tramonto sulla 
		Pagoda Shwe San Daw. Sinceramente
            il tramonto non è
            granché, anche se la 
		visione della piana dall'alto resta comunque molto suggestiva. Ancora 
		una volta sono le persone che mi fanno ricordare il posto, e in questo 
		caso una gentilissima ragazzina che si offre di guardarmi le scarpe e 
		con cui mi diverto al ritorno a stuzzicarla e a scherzarci (la interrogo 
		su quale sia il mio nome che le ho detto fugacemente un'ora prima e dopo 
		una paio di tentativi riesce incredibilmente a ricordarselo 
		perfetto...).
    Dopo la cena in un ristorante birmano, cadiamo esausti 
		tra le braccia di Morfeo.