Da Bagan a Mandalay
La sveglia è sempre all'alba in quanto dobbiamo percorrere su strada
i 300 Km circa che separano Bagan da Mandalay... che problema c'è direte
voi per fare 300 km? Ci metteremo quasi 9 ore !!
Diciamo che il
sistema viario di strade carrozzabili non è particolarmente sviluppato e
tenuto in ottime condizioni. Tutto ciò che è asfaltato viene chiamato
"autostrada"
(e si paga pure il pedaggio, ovviamente non ad un normale
casello ma ad un omino seduto su una sedia ai lati dell'autostrada che
ti alza una sbarra al tuo passaggio), solo che la larghezza media della
carreggiata è una volta e mezza quello dei veicoli e non vi sono limiti
su quello che vi può circolare sopra; quindi non solo automobili o
pullmini ma anche motorini, biciclette e lentissimi carri trainati da
buoi che spesso prima di superare sei costretto a starci dietro per
qualche tempo.
Ma anche questo è il bello della Birmania... il lento
scandire del tempo e la possibilità di guardare con calma dal finestrino
il paesaggio circostante. Su 9 ore di viaggio le soste (oltre a quelle
idrauliche nella "forestina") ovviamente non sono mancate. Di prima
mattina ci fermiamo subito da una famiglia che vive sulla lavorazione
della palma da cocco dal
quale ricavano un po' di tutto (soprattutto lo
zucchero ma anche una grappa distillata alla buona che alle 7 di mattina
a digiuno non ho il coraggio di assaggiare).
Il viaggio procede tra
vedute di altri tempi e incrociando veicoli che definire
stracarichi di
merce e persone è eufemistico. Ci fermiamo per la visita a un mercato
dove mi sorprende di vedere un loro "parcheggio" non già pieno di
automobili, bensì di carri con i buoi in paziente attesa.
Pochi
chilometri più avanti ci salta all'occhio una festosa folla riunita ad
assistere ad una specie di palio di "bighe" trainate però non da cavalli
(animale che stranamente non ho mai visto durante tutto il viaggio) ma
da mucche/buoi che non avrei mai detto potessero raggiungere quelle
velocità. Purtroppo sia gli animali che la costruzione dei carri non
sono molto affidabili e quindi assistiamo tra l'ilarità generale prima
all'uscita di pista di
un concorrente e poi al
distacco di una della
due
bestie trainanti che quasi rischia di travolgerci. La cosa simpatica è
stato vedere come la popolazione locale al nostro arrivo abbia smesso di
seguire la corsa perché più incuriosita dalla nostra presenza (in
pratica eravamo noi la nuova attrattiva e secondo me li sembrava strano
che noi ci potessimo interessare alla loro festa).
Dopo il pranzo si
parte per visitare il famoso
Monastero di legno Shwenandaw Kyaung con
splendidi intarsi di legno unico superstite degli edifici del Palazzo
Reale andati distrutti durante la seconda guerra mondiale.
Successivamente è la volta del tempio Kuthodaw che contiene quello che
viene chiamato "il più grande libro del mondo". Si tratta di 729 stupa a
forma di tabernacolo ognuna delle quali contiene una stele riportanti
dei canoni buddisti (più precisamente inscrizioni della Tipitaka). Bello
e scenografico. Fatta la nostra offerta di fiori al Buddha ci dirigiamo
verso la collina che domina la città per gustarci il tramonto. Ancora
una volta il tramonto non è un granché, la struttura in cima men che
meno (troppo "moderna" e sfacciatamente turistica), si salva solo la
divertente salita fatti su camionette che salgono la ripida salita a
tutta manetta (fortuna che è senso unico!!).
Rientro in
hotel (il
Mandalay Sedona
), cena e a nanna...