Mauritius
2-10 giugno 2013
Tra i nostri viaggi, questo è stato sicuramente il più "last minute" di
tutti visto che scelta, prenotazione e conferma sono avvenuti il venerdì tardo
pomeriggio, con partenza la domenica (in futuro possiamo ancora migliorare il
record partendo il giorno dopo!!).
Stanchi del meteo inclemente che ha contraddistinto la primavera 2013,
desideravamo un po' di sole, caldo e come sempre relax e tranquillità in una
bella cornice. Scartate Maldive e
Madagascar in quanto già visitate (ma non ci
fa mai schifo tornarci), abbiamo optato per l'isola di Mauritius che oltre allo
svacco da spiaggia avrebbe offerto anche qualche possibilità di escursione (e
quindi, per me, di scatti fotografici).
Giugno segna, per l'isola poco sopra il Tropico del Capricorno, l'inizio
dell'inverno ed eravamo consapevoli che non avremmo trovato temperature
altissime, ma nel contempo il rischio di pioggia era minimo: e così è stato.
Probabilmente per il 95% delle persone la temperatura della vacanza era ideale
(26-28 gradi al mare sotto il sole, più fresco la sera o quando il vento si
faceva più forte); noi che siamo lucertole amanti del "torrido" forse
avremmo
preferito qualche grado in più, ma alla fine i nostri bagni di sole ce li siamo
fatti (un po' meno quelli in acqua che era sui 22/23 gradi) e per la notte,
forse unici a farlo vista la sorpresa alla richiesta, abbiamo rimediato con una
seconda coperta.
La scelta dell'hotel tra quelli proposti nelle offerte Hotelplan dalla
carissima amica Daniela, è stata altrettanto veloce e fortunata. Le alternative
erano tra alcuni hotel della catena Beachcomber situati al nord (la costa est
l'avevamo esclusa da subito perché troppo ventosa) e, sempre della stessa
catena, il
Paradis Golf Hotel posto insieme al gemello
Dinarobin sulla penisola
di Le Morne a sud-ovest. Come ci avrebbe detto il gentilissimo resident italiano
Massimo (grazie di tutto!), scegliendo il Paradis non potevamo cadere meglio!
Dopo un lungo e stancante volo con Meridiana (il divario di qualità dei
voli charter con quelli di linea ormai purtroppo si sta facendo abissale)
raggiungiamo l'hotel con un trasferimento privato in macchina di un'oretta
lungo
la lenta ma panoramica strada costiera meridionale e prima di pranzo siamo già
con i piedi nudi sulla sabbia.
Sull'hotel non c'è molto da aggiungere o da contraddire rispetto a quanto
si legge sulle oltre 350 recensioni positive di
Tripadvisor. Le 5 stelle sono
meritate (forse in Alto Adige ne dovrebbe rendere mezza), le camere anche nella
configurazione "minore" delle Deluxe sono molto grandi, specialmente il
bagno
che probabilmente era più grande del nostro soggiorno. Il servizio da parte di
tutto il personale è sempre stato ottimo, preciso e mai invadente (forse un
pochino troppo solerti i camerieri a toglierti il piatto da sotto il naso appena
finito, ma ormai ci abbiamo fatto l'abitudine), si vede insomma che sono
abituati al turismo europeo da molti lustri e non tralasciano nulla al caso.
La posizione è spettacolare, una lingua di sabbia chiara lunga 7 km forma
la penisola di Le Morne che prende il nome dalla scura montagna che incombe
guardinga e quasi minacciosa dietro agli hotel. Tra la spiaggia e la montagna
una lussureggiante vegetazione formata da palme e altre piante tropicali
incornicia un bellissimo campo da golf a 18 buche che, sebbene non amante di
questo sport, ti fa venire voglia di imparare a praticarlo se tutte le location
dei campi sono come queste!
E infine ovviamente il mare: una laguna azzurra e trasparente molto ampia,
protetta dalla barriera corallina (purtroppo) molto distante da riva dove si
infrangono alte onde e dove è possibile praticare ogni tipo di sport acquatico
(snorkeling, hobiecat, windsurf, canoa, glassboat, ecc. oltre purtroppo a quelli
rumorosi e a pagamento come sci d'acqua e i gommoni trainati dal motoscafo).
Fortunatamente per noi, non so se per via della bassa stagione o della
crisi che comunque si sente non solo in Italia, la capacità teorica dell'hotel
di 280 stanze era piena secondo una nostra stima al massimo al 20%. Le sale da
pranzo erano semivuote, i buffet non erano presi d'assalto e in spiaggia solo
alcune volte abbiamo avuto dei "compagni" d'ombrellone mentre spesso
ci
chiedevamo che fine facessero gli ospiti durante il giorno.
A proposito di gastronomia...non siamo i tipi che scelgono appositamente
l'hotel per l'offerta culinaria, ma se si mangia bene e c'è molta offerta
e
varietà non ci lamentiamo! I 4 ristoranti del Paradis (Brabant a buffet con una
tema diverso ogni sera, Blue Marlin solo pesce, La Pasta italiano e La Ravanne
creolo) uniti ai 3 del vicino hotel Dinarobin ai quali avevamo diritto di
accesso (Harmonie a buffet idem come sopra, Il Gusto italiano e Saveurs des Iles gastronomia/alta cucina) hanno lasciato qualche ottimo ricordo e qualche etto di
troppo che per fortuna smaltivamo con le
lunghe passeggiate (io)/corse (Silvia)
lungo il litorale o i vialetti del complesso alberghiero (ancora una volta...non
amo correre, ma qui forse inizierei a farlo..). Una menzione speciale va alla
qualità degli ingredienti usati (il sashimi di tonno è forse uno dei migliori
che abbiamo mangiato, Giappone compreso!) e al reparto pasticceria che sfornava
ogni sera il ben di Dio ("Meullèè!!" è stata la parola chiave di ogni
cena!).
L'offerta per non farti annoiare è molto più ampia di quello che abbiamo
sfruttato: oltre al già citato golf, campi da tennis, SPA, fitnessgym e
diving
(l'acqua troppo fredda mi ha fatto desistere dal fare immersioni, sapendo anche
che non avrei trovato chissà cosa sott'acqua; ci sono comunque a nord divespots
più interessanti con relitti e canyon, mentre qui a sud sono immersioni carine
ma niente di trascendentale per chi come me ha fortunatamente messo la testa
sotto acque ben più ricche).
Sul fronte delle escursioni ne abbiamo effettuate due. La prima di mezza
giornata alla capitale Port Louis e ai famosi giardini di Pamplemousses. La
visita alla città si è risolta nella visione dall'alto della stessa dalla
"cittadella", un forte inglese dove venivano portati gli schiavi appena
sbarcati; per il resto, scartato il centro commerciale Caudan Waterfront
sull'acqua non di nostro interesse, non è rimasto molto altro se non la visione
dalla macchina di qualche moschea o di una minuscola China Town. Anche il parco
botanico di Pamplemousses, sebbene non avessi grosse aspettative e non mi
aspettassi di trovare distese fiorite tipo i nostri Trauttmannsdorf, non ci ha
detto un granché. Pur prendendo una guida, un simpatico vecchietto con panama
che per 50 rupie a testa, -1,2€- ti spiega per un'oretta le principali specie
arboree presenti, siamo usciti non molto entusiasti.
L'intera giornata successiva è stata invece dedicata ad un tour alla zona
centrale del sud dell'Isola (anche questo come il precedente privato visto che
costava poco di più di quello di gruppo e -cosa per noi FONDAMENTALE- non
fermava in negozi o centri commerciali acchiappa turisti; unica eccezione un
laboratorio di modellini
di vascelli che comunque mi incuriosiva e che serviva
come "sosta idraulica").
Il cratere spento del vulcano Trou aux Cerfs, la gola del Black-River
Gorge e per finire il parco di Chamarel con la cascata e le sue famose Terre
Colorate ci hanno dato un assaggio delle bellezze naturali dell'isola che non
è
solo mare e spiagge. Forse più che al parco botanico, abbiamo scoperto specie di
flora che non avremmo mai immaginato come felci altissime, arbusti fitti di
Stelle di Natale
sia bianche che rosse, alberi la cui
sottocorteccia
è morbida
come la carta igienica a 7 veli, ecc.
Due parole sulla "guida locale parlante
italiano" fornita dall'agenzia del posto White Sands.
Guida ok, perché la macchina la
guidava, italiano anche perché aveva
vissuto un anno a Milano e lo parlava molto bene, peccato che la loquacità non
fosse proprio una sua caratteristica. Non siamo certo amanti di quelle guide che
non smettono mai di parlare sciorinando nozioni storiche o tiritere infinite, ma
rispondere a monosillabi a quasi ogni nostra domanda o dovergli estorcere
informazioni o curiosità ci è sembrato un po' strano. Anche il fatto che
arrivati in ogni spot non ci accompagnasse mai al punto dovuto ma ci fornisse
solo le, seppure precise, indicazioni su come arrivarci, ci ha fatto capire che
il turismo non era proprio il suo main-business e abbiamo rimpianto con
nostalgia la professionalità, simpatia e cordialità delle
guide vietnamite del
nostro viaggio precedente.
Sempre rispetto all'Oriente abbiamo notato una propensione molto maggiore
a considerare il turista come un pollo da spennare e comunque in generale a dei
prezzi molto più alti; il pranzo della giornata off-road in un piccolo
ristorantino a conduzione familiare (32€ a testa per un'insalatina, 4
mini-gamberi e una bananina flambè) è costato circa 3 o 4 volte a quanto
pagavamo in Vietnam (se non 10x se ripenso allo splendido ristorantino di
Ngapali in Birmania) e anche la
Rhumerie di Chamarel
per farci accedere allo
shop interno ha preteso 700MUR (17€) camuffandolo come visita -durata 5 minuti-
alla fabbrica più degustazione (e per rifarmi mi sono scolato un bicchierino di
OGNI loro varietà di distillati... solo per farli un dispetto, eh... :-) ).
A parte queste piccole constatazioni economiche, il viaggio si può dire
sia stato più che soddisfacente e non avrei dubbi a consigliarlo come metà anche
per soggiorni più lunghi della nostra unica settimana.