Sveglia alle 4.50, partenza alle 6.00, volo alle 7.40, arrivo a 
        Shanghai alle 10.00. Ad attenderci la guida Li, una ragazza un po’ spocchiosa, 
        che si vede subito essere cresciuta in una moderna metropoli invece che in 
        campagna/periferia. Il traffico di Shanghai non è molto differente da quello di
        Pechino o Xian e il viaggio di 1 ora per arrivare in città a bordo di una 
        macchina sporca e puzzolente non è un bel biglietto da visita.
    
    
        Visitiamo in sequenza il 
            Tempio del Buddha di Giada e il 
        Giardino del Mandarino
            Yu in stile Ming e Qing. Nessuno dei due ci strappa 
        l’urlo e anche il quartiere della Città Vecchia, è l’ennesimo esempio di 
        Gardaland fake ricostruita ad uso dei turisti.
    
    
        Alla sera, viste alcune mie rimostranze all’agenzia locale per 
        alcuni contrattempi e scheduling inappropriati, veniamo “omaggiati” di due 
        biglietti per salire in cima al Shanghai World Financial Center (il grattacielo
        soprannominato “cavatappi”). E qui si capisce, ancora una volta di più, la 
        mentalità talvolta ottusa dei cinesi: si capiva subito ancora prima di salire
        che le nuvole basse non ci avrebbero consentito di vedere NULLA e alla nostra 
        richiesta di avere i biglietti e usarli il giorno o la sera dopo, sperando in un
        miglioramento del meteo, si è opposto un burocratico e testardo rifiuto! Va beh…
    
    
    
        Ci facciamo lasciare al quartiere francese, congediamo la simpatica guida
        Li (l’unica a cui non ho lasciato la mancia) giriamo un po’ 
        e ceniamo al ristorante giapponese Daifukuya famoso per i suoi Ramen.
    
    
        Gli ultimi due giorni a disposizione sono liberi e li passiamo 
        ripercorrendo con calma alcuni quartieri e vagando per la parte moderna e 
        commerciale di Shanghai: la famosa via di Nanjing Lu che parte proprio sotto il
        nostro hotel, Piazza del Popolo, il Museo della Pianificazione (dal tetto del 
        quale giro questo 
            miniature-fake video). Consumiamo gli ultimi pasti a base di 
        cibo locale, sia in centri commerciali dove si spende meno di 2 euro a testa che
        in ristoranti più “cari” (10€) come ad esempio al Din Tai Fung, una nota catena
        di ravioli dove ci ingozziamo di dumpling con vari ripieni. Come sempre è 
        capitato nei viaggi in Oriente, la parte asian-food è uno degli aspetti del 
        viaggio che ci ha più soddisfatto.
    
    
    
        All’una di notte, in un aeroporto deserto e con tutti gli 
        esercizi commerciali chiusi (non succede solo in Italia!), lasciamo la Cina con
        un misto di soddisfazione e delusione. Come detto in apertura non è stato forse
        il nostro miglior viaggio, ma ne è valsa comunque la pena. Ni hao!
    
    Hotel
    Grand Central Hotel
    
        Posizione ottimale, direttamente sulla Nanchino East rd e a 3 
        minuti dalla omonima fermata metro. Controlli della security all'entrata fin 
        troppo assillanti (presumo per la presenza occasionale di qualche vip politico).
        La camera era troppo fredda per i nostri gusti e abbiamo dovuto mettere panni e
        fogli di carta sulle grate dell'aria condizionata, visto che anche su Off 
        emettevano aria freddissima. Colazione discreta; late check-out alle 18 
        molto caro (75€).
        
        
            Sito...