Maldive - Vakarufalhi

Vakarufalhi

30 maggio - 8 giugno 2011

A distanza di 8 anni dalla nostra prima volta, torniamo nel fantastico arcipelago delle Maldive. Non è stato per nulla un viaggio programmato o progettato, ma frutto di una decisione “last minute” in virtù di un’ottima offerta da parte dell’amica Daniela di Hotelplan. Fino a pochi giorni fa eravamo pronti per una settimana itinerante in Francia, poi la voglia di relax e quiete ha vinto e le Maldive hanno avuto la meglio tra Seychelles e Mauritius.

L’offerta riguardava l’isola di Vakarufalhi nell’Atollo di Ari sud, lo stesso che ospita la nostra precedente meta –Athuruga- e che ci era piaciuto per la relativa vicinanza a Malè (20 minuti di idrovolante) e le belle secche (thila) da visitare in immersione. Sulla qualità del resort non nutrivo molti dubbi in quanto in passato era stato designato come uno dei TClub sparsi per il mondo (oggi non lo è più solo per questioni di brand e marketing verso il mercato estero, ma le peculiarità come il biologo marino residente o il tea-time delle 17 restano tutte).

Il grosso dubbio restava il meteo. I quattro mesi di maggio, giugno, luglio e agosto sono sicuramente i più sconsigliati per questa regione equatoriale, dove i Monsoni tendono a portare, se va bene, giornate nuvolose, ma molto più spesso settimane intere di pioggia battente.
Giugno inoltre è il mese con il maggior numero di giornate piovose di media (19 su 30!) e il periodo scelto era quindi un bel terno al lotto. Siamo partiti consapevoli di ciò e ci siamo detti “al massimo dormiremo e leggeremo molto” ma in cuor nostro speravamo molto nella classica “botta di c…” che, in effetti, si è avverata! Su 7 giorni, 5 sono stati di pieno sole, e gli altri due con nuvole passeggere che anzi erano benvenute per darci qualche minuto di tregua durante la tintarella. Certo non mi sento ora di consigliare l’estate come periodo migliore per andarci, che resta quello dalla metà di gennaio agli inizi di marzo, ma ormai si è visto che certezze non ce ne sono (nel 2009 ha piovuto dal 26 dicembre al 6 gennaio ininterrottamente con grande gioia di chi aveva pagato cifre folli).

L’altra, positiva, faccia della medaglia è che per questo motivo in questo periodo oltre a bassi prezzi la frequentazione è molto scarsa. Su una teorica capienza di 130 ospiti, durante la nostra permanenza saremmo stati al massimo una ventina e quindi si veniva serviti e riveriti divinamente (per non parlare delle immersioni dove ero o da solo o al massimo con un altro diver).

Per quanto riguarda l’isola e il resort il giudizio è più che ottimo. Il primo giorno abbiamo subito notato (con un pelo di rammarico) il cambiamento “tecnologico” rispetto ad 8 anni fa. Ad Athuruga non funzionavano i cellulari, non c’era internet, nessuna tv né in camera né in altri luoghi; solo un fax scassato che aveva visto tempi migliori. La cosa ci era piaciuta molto e avevamo vissuto molto bene quella pausa disconnessa da tutto e da tutti.

Oggi purtroppo non è più possibile perché il mercato e la clientela di questo tipo di isole (parliamo sempre di 4S o 5 stelle) richiedono standard diversi. Mentre non abbiamo avuto difficoltà a tenere sempre spento il 40” LCD in camera, qualche SMS e soprattutto il “check mail” quotidiano (perlomeno dell’indirizzo privato, MAI di quello del lavoro) con iphone e netbook “purtroppo” ci è scappato. E’ forse inutile fare demagogia: essere online (in free-WIFI tra l’altro) non ti fa staccare del tutto ma ha la sua comodità (programmare con uno smartphone il proprio decoder mySky per quell’episodio di Criminal Minds che ti eri dimenticato a 9000 km di distanza e su una spiaggia bianca, diciamolo, per noi geek/nerd è veramente una figata! :-) )

La sistemazione scelta questa volta è caduta su un bungalow overwater (le casette sulle palafitte per intendersi), sia per provare una cosa nuova sia perché la continua erosione della spiaggia da parte del mare fa si che molto spesso alcuni beach bungalow non abbiano davanti a sé una zona di sabbia privata e a nostro avviso uno dei plus delle Maldive è proprio la privacy e “l’esclusività” del proprio posto dove prendere il sole (ovviamente va a molto a gusti…c’è chi comunque preferisce la sistemazione in una zona comune per scambiare 4 chiacchiere con il “vicino di ombrellone”).

Abbiamo avuto la fortuna di essere nell’ultima delle 25 camere quindi con davanti a noi solo la laguna e l’oceano (ma per contrappasso con un pontile abbastanza lungo e talvolta “infuocato” da percorrere più volte al giorno). La camera è enorme (in tutto 80 mq) composta da un grande stanza divisa tra zona notte e living-room, un altrettanto grande bagno con doccia e vasca, una zona armadi/bagagli e il pezzo forte: la grande terrazza con lettini, ombrellone, divano-letto matrimoniale, un’altra doccia e la scaletta per la discesa nella turchese laguna (avete idea di cosa sia svegliarsi fare dieci passi e dieci gradini e immergersi in un’acqua trasparente da bere a 29 gradi ?? questo breve video spero renda il concetto !)

Il resto di Vakarufahli è la classica isola “piccola” che si gira in 10 minuti a piedi (qui la riprova accelerata di 20 volte) con una zona centrale “tecnica” nascosta che la rende autosufficiente (inceneritore, dissalatore, gruppo elettrogeno) e i 45 beach bungalow sulla parte esterna a ridosso della riva (che insieme ai 25 overwater e a 2 garden family rooms completano l’offerta ricettiva).

Nella parte comune (bar e ristorante) si passa il tempo che non si trascorre in acqua o al sole. La formula di pensione completa con bevande incluse (acqua, vino –pessimo!-, birra –buona!- coca/fanta/sprite in quantità illimitate) non sarà così comoda come quella dell’All-inclusive ma per noi è stata più che sufficiente e gli extra non sono stati così sconvolgenti (a parte l’espresso a 4 USD che per fortuna non era di nostro gradimento, in quanto ormai Nespresso-addicted).

Certo il free mini-bar in camera di Athuruga (dove addirittura erano gratuiti sigari e sigarette!!) schifo non faceva, ma spesso non si valuta correttamente il sovrapprezzo dell’A.I. rispetto ad altre formule.

Riguardo al cibo nulla da eccepire. Lo chef italiano residente (che però in questa settimana era assente perché in ferie) ha istruito alla perfezione lo staff di cuochi maldiviani che per 7 giorni hanno preparato 14 pasti degni di un ottimo ristorante internazionale. Ingredienti sempre freschissimi, tutto preparato in casa (pane, pizza, gelati, pasticceria…ricordiamoci che dall’esterno non arriva niente!!), pesce e carne alla griglia cotti al volo, per i nostalgici italici diversi tipi di pastasciutta anch’essa cucinata, al dente, davanti a te e una varietà che non ci ha fatto mangiare due volte lo stesso piatto durante la settimana. A detta degli assistenti, una delle isole in cui si mangia meglio (e la bilancia “bastarda” in camera lo confermava!). Solitamente la formula era a buffet, tranne due cene “alla cartè” più una BBQ preparata e consumata sulla spiaggia a lume di candela. Il tutto serviti da giovani camerieri efficienti e carini che si sono ampiamente guadagnati la mancia finale (conserveremo un simpatico ricordo di Nazrulla).

Non manca come ormai di consuetudine una SPA, dove vengono praticati massaggi di vario tipo (thai, balinese, svedese, con le pietre calde, pre-abbronzatura, post-bruciatura, il listino è infinito) in 6 bungalow sull’acqua e dove il cliente disteso sul lettino a faccia in giù si gode il massaggio guardando i pesci dal pavimento di vetro (qui una mia foto presa da sotto, fortunatamente quando non c’era nessuno!). A detta di Silvia che ha provato i servizi e i prodotti, nulla da eccepire e anche qui personale molto cordiale e professionale.

Infine il Diving che in questi posti (come sul Mar Rosso) è una parte fondamentale per la valutazione del resort. E ancora una volta mi tocca stilare un giudizio più che positivo (sembra più uno spot che un diario :-) ). La struttura (Prodivers) di proprietà svedese è gestita molto bene da un ragazzo italiano (Stefano) e da altri due istruttori (il tedesco Peter e il francese Sebastien) che durante la mia permanenza si sono avvicendati. Ho fatto solo 5 immersioni in quanto la visibilità non era il massimo e fare 2 uscite al giorno non rientrava nei piani di relax. Splendida la notturna sul relitto Kudhimaa, colori mai visti, pesce in quantità e molto avvicinabile, una murena gigante fuori tana che minacciosamente mi “attaccava” forse attirata dalla lampada e tanto altro. Bella anche Kudah Rah Thila, una riserva marina vietata alla pesca dove in effetti il pesce era molto più numeroso che in altre secche. Bellissimo nuotare tra centinaia di pesci gialli (anche se bestemmiando per una corrente che proprio light non era) e vedere due tartarughe insieme.

Per chi pratica solo lo snorkeling non c’è comunque da annoiarsi. Vakarufalhi offre uno splendido ed esteso house-reef con un drop nel blu profondo molto scenografico e una barriera molto popolata seppure un po’ “monocromatica” rispetto ad esempio al Mar Rosso. Il biologo marino Vincenzo accompagna gli ospiti due volte al giorno trasformando la nuotata in una lezione didattica su coralli e specie ittiche (unico appunto: strappare un corallo per mostrarlo agli allievi non mi sembra molto educativo…).

Ultima nota di encomio all’assistente resident Annalisa che per coincidenza è la terza volta che incrociamo (nel 2005 al Brayka di Marsa Alam e nel 2007 di sfuggita all’Ornos di Mykonos); considerato il numero di assistenti che saranno in giro per le strutture Hotelplan è abbastanza singolare, e comunque ci ha fatto piacere incontrarla vista la sua simpatia ed esperienza. Ciao, big-sister, alla prossima destinazione…

Spesso alla richiesta di quale sia stata la miglior vacanza della nostra “carriera di viaggiatori”, la precedente esperienza di Athuruga era ai primissimi posti. Bene, dopo questa seconda volta, non posso che confermare che le Maldive restano una delle nostre mete preferite. Ci sarà sicuramente una terza volta (e con una permanenza più lunga, almeno 10 se non 14 giorni… diffidate da chi vi dice che vi annoierete e che 7 giorni bastano… tutti gli ospiti che sono ripartiti con noi dal pontile hanno lasciato scie di lacrime sulla bianca spiaggia!!). Riguardo a Vakarufalhi se non lo avete ancora capito è un’isola assolutamente da consigliare, e sarà dura la prossima volta decidere se tornarci o provare un altro resort.

Come al solito il diario è corredato da una nutrita Photogallery, realizzata completamente con una compattina (il corredo reflex è rimasto a casa questa volta), che ho provveduto a scafandrare per scattare qualche foto ricordo in immersione e durante lo snorkeling.
Con la stessa macchina fotografica ho realizzato questo video per meglio descrivere l'isola sopra e sott'acqua (un video senza pretese, soprattutto la parte subacquea dato che era la mia prima volta).