Pechino

Pechino

Novembre 2008

Questo diario di viaggio è un po’ insolito: trattandosi infatti di un viaggio di lavoro (abbinato a del tempo libero nel quale ho fatto il turista) intanto ero senza la mia dolce metà, e poi sono partito senza alcuna preparazione o meta specifica riguardo la destinazione. Si tratta quindi più che altro di appunti e considerazioni varie che ho raccolto durante la settimana a Beijing (ormai Pechino viene chiamata così anche dagli italiani).

La prima considerazione che mi viene da fare è che la città si può benissimo girare da soli: dopo le Olimpiadi sono infatti aumentati di moltissimo il numero di cartelli e indicazioni scritte con i nostri caratteri occidentali e quindi non ci si sente sperduti. Certo non aspettatevi di incontrare molte persone che parlano l’inglese, se vi va bene il personale dell’hotel (se di un certo livello) riuscirà a farsi capire e soprattutto a scrivervi le destinazioni dove desiderate recarvi per i tassisti. Non c’è più comunque quella barriera di ingresso che spaventava molti e faceva dire che senza guida la Cina era off-limits, sicuramente non per Pechino, magari la cosa vale ancora per le campagne.

La città

Durante il tempo libero ritagliato dagli impegni di lavoro sono riuscito a visitare qualche “sightseeing” del tipo “da non perdere”. Piazza Tiananmen è una (se non la) piazza più grande del mondo, anche se il fatto che è “interrotta” (in quanto vi sorge nel mezzo) dal Mausoleo di Mao non ne fa percepire la maestosità e con una passeggiata da 10 minuti si risolve la visita. Ad uno degli estremi della piazza si trova invece la porta di ingresso per la Città Proibita che è invece un qualcosa al quale dedicare molto più tempo. Io ci ho messo due orette buone solo per girarla frettolosamente senza soffermarmi in particolari dettagli (il tempo era molto brutto e non ho quindi scattato molte foto). Quello che impressiona sono proprio gli spazi enormi e mi sono venuti in mente molti film (wuxia o ambientati all’epoca dell’Impero Cinese) in cui nei vasti spazi trovavano posto migliaia di guerrieri o coerografie di parate.

Il Tempio del Cielo (Heaven Temple) non mi ha entusiasmato più di tanto come costruzione in sè, ma mi ha molto colpito la moltitudine di persone anziane locali che si ritrovano nei giardini e sotto i porticati di ingresso per ballare, fare tai-chi, giocare a carte o a un specie di domino. Il Tempio Lama invece mi è piaciuto molto di più, visto anche la mia passione per i templi Buddisti che da sempre mi affascinano e che visito sempre con piacere: la pace che si respira (oltre al buon odore di incenso) mi mette spesso a mio agio e mettersi lì tranquillo ad osservare i praticanti nelle loro preghiere mi rilassa molto.

Le due Torri del Tamburo e della Campana (Drum Tower e Bell Tower) meritano entrambe un’ascensione ai ripidi scalini per osservare i tetti di un pezzo di vecchia Pechino rimasta intatta. Meritano soprattutto un giretto gli stretti vicoli che formano un dedalo di viuzze appena dietro le torri, mentre la parte turistica ricostruita dell’area di Shi Cha Hai si può tranquillamente evitare. Anche la passeggiata lungo il lago (Hou Hai) se i locali circostanti sono chiusi non dice un granché (a meno che non siate in compagnia di qualcuno) se non forse per vedere dei pazzi scatenati che fanno il bagno qualsiasi giorno dell’anno anche con un freddo boia.

Più carina e caratteristica la via Nan Lu gou xian piena di negozietti di artigiani e di piccoli ristoranti dove si mangia discretamente. Se invece vi piacciono i grattacieli e le costruzioni moderne (come la Torre della TV qui ritratta a fianco) il quartiere Guomao fa per voi e qui Pechino si rivela una città moderna e fa quasi dimenticare di essere in Cina.

Trasporti

Il mezzo di trasporto per antonomasia a Pechino è il taxi. Ho preso solo una volta la Metropolitana (moderna, pulita e facile da usare come quelle di mezzo mondo), ma le tariffe superconvenienti dei taxi lo rendono il mezzo principe. Penso di aver passato buona parte della mia permanenza cinese seduto sul retro di vetture abbastanza moderne (molto spesso delle Hyundai Elantra), sia perchè ne ho presi molti, sia perchè il traffico è notevole e quindi anche per spostamenti relativamente brevi in termini di kilometri ci si mette parecchio tempo. Come dicevo comunque il prezzo delle corse per noi è quasi irrisorio: dal mio hotel a Piazza Tiananmen ci mettevo una mezzoretta e non ho pagato mai più di 22 yuan (2,5 euro circa). La corsa all’aeroporto (trentina di km in autostrada, pedaggio compreso) costa sugli 8 euro: ditelo a chi fa Fiumicino-Roma o Malpensa-Milano...

Il problema più grosso rimane riuscire a comunicare all’autista dove volete essere portati; innanzuttutto scordatevi di farlo a voce. Anche se scandite alla perfezione (per voi) la destinazione non vi capiranno (es, “TIAN-A-NMEN”... io ci ho provato, loro lo dicono in tutt’altro modo). Dovete per forza farglielo leggere ed ovviamente in caratteri cinesi, quindi o ve lo siete pre-stampato o ve lo fate scrivere da qualcuno che conoscete (grazie Martina) ad es. il recepionist dell’hotel. Tutto a posto quindi ? Niente affatto, perchè può capitare che il tassista non sappia leggere neppure il cinese (e non si sa come abbia preso la patente) oppure che non conosca la destinazione. Se siete fortunati non parte neppure e vi butta fuori dal taxi, oppure come mi è capitato si porta in zona e comincia a chiedere in giro come un normale forestiero (e se ve lo chiedete, no... i Tom Tom ancora non sono arrivati). Due ultime annotazioni che mi hanno incuriosito: ad ogni fermata (stop o semaforo) tirano sempre il freno a mano non si sa perchè, e hanno sempre la radio ad alto volume ma sempre SENZA musica ma con interminabili sproloqui che non si capisce siano radioromanzi stile i nostri con Alberto Lupo di 40 anni fa oppure programmi di approfondimento di qualche genere: il cliente che non capisce una parole si fa comunque due palle così !

Cibo

Premetto che amo molto il cibo orientale e non ero per nulla spaventato dall’idea di mangiare cibo locale per due settimane (dopo Pechino sono stato una settimana in Giappone). Iniziamo da un dato di fatto: il cibo cinese in Cina è molto meglio di quello dei nostri ristoranti cinesi in Italia (non ci voleva un genio a capirlo). E poi comunque Pechino è una tipica metropoli dove se hai voglia di mangiare italiano, giapponese, vietnamita o iraniano lo puoi tranquillamente fare, quindi se siete stufi del cibo cinese non avete che l’imbarazzo della scelta. Uno dei miei piatti preferiti sono i dumpling, ravioloni riempiti di carne o di pesce e cucinati al vapore o in acqua calda. Mangiati molto buoni al ristorante in cima ad un centro commerciale (vicino a Piazza Italia) ma soprattutto in un locale alla periferia (oltre il 5° anello) dove probabilmente siamo stati i primi occidentali a entrare (accompagnati dall’amico Tony perchè altrimenti sarebbe stato impossibile ordinare; prezzo per un ottimo pranzo meno di 3 euro circa a testa!!). Altri due posti da consigliare il ristorante “Loft” (da noi chiamato “il Pentolone”) dove si viene dotati di una pentola piena di brodo (all’anatra, di pesce, piccante, ecc) in continua ebollizione e ci si cucina tutto il ben di Dio che viene portato (carne favolosa, pesce, molluschi, noodle, ravioli): tutto veramente molto buono. Se invece amate come me il cibo giapponese e volete strafogarvi fino all’esasperazione il ristorante Fukunoya (fukunoya@sina.com) vicino al centro Phoenix è il vostro posto: si ordina la formula “buffet”, ovvero si paga una cifra fissa e si ordina QUELLO CHE SI VUOLE AD LIBITUM...dal sashimi al sushi, dal riccio di mare alle uova di pesci che vivono a 3000 metri. E volete sapere quanto è la cifra ? 98 rmb (11,5 euro !!).

Italians

Ho avuto occasione di conoscere molti italiani che vivono a Pechino alcuni da pochi mesi altri da 20 anni. A tutti va la mia più grande ammirazione per il coraggio di mollare tutto e di iniziare una nuova avventura in un Paese non proprio facile. Per chi conosce la lingua complimenti doppi per l’immane sforzo che ci sarà voluta per impararla, ma è forse chi non la padroneggia che ha il pelo sullo stomaco per doversi trarre ogni giorno d’impaccio da qualche situazione (come la ex-collega Susanna che non sa una parola e che da buona veneta “manda tutti in mona”... prima o poi un cinese che sa l’italiano lo incontra e allora saranno c....). Certo però che la nostalgia o forse la solitudine porta comunque a cercare qualche forma di aggregazione tra connazionali e come mi è capitato di vedere in due occasioni  (al Centro Sportivo Olè dell’amico Fabio e al Ristorante La Fattoria del verace Antonio) si cerca sempre di ritrovarsi per bere qualcosa insieme e per fare due chiacchere.

Varie

I cinesi si divertono con poco... un specie di piumino tipo quello del badminton con il quale palleggiare e la pausa fuori dall'ufficio passa in fretta!

Dovendo comprare una Sim per il cellulare con un numero cinese in un’edicola ci siamo sorpresi quando ci è stato chiesto di scegliere il numero tra una serie di quelli disponibili, ma soprattutto di vedere prezzi diversi a seconda del numero di telefono: se infatti il numero contiene molti 4 (numero sfortunato per i cinesi) il prezzo sarà minore, al contrario se contiene molti 8 costerà di più... per niente superstiziosi, eh..

Freddo: mai patito tanto freddo, non tanto per le basse temperature (intorno ai 10 gradi però abbastanza umido, clima padano per intenderci) quanto perchè i riscaldamenti per molti sono un optional. Forse perché a metà novembre per loro è ancora presto, ma dai ristoranti agli uffici molto spesso la temperatura interna non era molto diversa da qualla esterna. E quello che mi ha impressionato è vedere gente che negli uffici/laboratori/officine lavorava bardata di maglioni e giacche a quelle temperature.

Come anche farebbe molto bene una visita a qualche nostro neo-diplomato che appena assunto pretende mari e monti: ho visto tecnici lavorare con attrezzi (saldatori, cacciaviti, ecc) che definire arcaici è dire poco e in stanzoni freddi, bui e senza finestre... altro che monitor piatto, sedia ergonomica e pause caffè (fortunatamente non mi riferisco a nessuno della mia attuale ditta).

Per scaldarsi -penso- i cinesi bevono un sacco di acqua calda (così, nature...): te la offrono ovunque, le prime volte li guardi come fossero pazzi, poi ci si abitua e berla ti scalda un po' le viscere. Certo che metterci dentro un po' di the non farebbe così schifo !

Le Toilette pubbliche per strada (soprattutto nei posti più famosi dove sono addirittura "rated" con le stelle) sono mooolto meglio di quelle nei ristoranti e dei nostri autogrill.

Alloggio

Sicuramente si è trattato di una serie di circostanze sfortunate, ma sinceramente non sono stato per nulla contento dell’Hotel Chateau de Luze. Se vi interessano i particolari, qui li trovate in inglese nella mia recensione su Tripadvisor.

Conclusioni

Se pensate di fare un viaggio in Cina solo per la sua capitale, non so se lo consiglierei. Certo, io ho mancato il palazzo d’Estate, il centro Olimpico e forse mille altre cose interessanti, ma non si può dire che sia come Parigi o Londra che con le loro mille attrazioni possono riempire un sacco di giornate. Abbinata però ad altre città (Shangai ed Hong Kong ad esempio) o ad altre zone rurali è sicuramente una meta da considerare. Un grazie enorme a Fabio e Martina per la loro disponibiltà, a Susanna per la compagnia e un spero arrivederci ad Andrea, Cristina e al “fucking lawyer” Alessandro :-).