Namib Desert
Partiamo dopo una breve escursione walking-in-the-bush (facciamo due passi fuori
dalla camera in parole povere!) in direzione Mariental dove ci fermiamo per far
benzina e approfittiamo della presenza di un enorme supermaket della catena
SuperSpar (il classico logo dell’abete verde che ben conosciamo ci fa sentire un
po’ a casa). Peccato non avere un frigo portatile in macchina come invece hanno
i double-cab di chi pernotta in tenda; prendiamo quindi il necessario solo per
il pic-nic del pranzo e ripartiamo in direzione ovest lungo quella che sarà una
lunga cavalcata sterrata nel deserto del Namib.
Quando i primi languori della fame si fanno sentire poco dopo mezzogiorno,
decidiamo di fermarci quando incontreremo un albero o un riparo all’ombra. Alle
14.30 (!!) capiamo che è una mission impossible e per fortuna una nuvola ci
viene in soccorso e ci consente di farci il nostro panino sul ciglio della
strada.
Hoodia Lodge
Arriviamo finalmente dopo quasi 250 km al Hoodia Desert Lodge annunciato dal solito cancello
questa volta non presidiato da nessuno. La visione mentre ci si avvicina è
favolosa: sembra uno di quei posti che si vedono nei film di 007 che spuntano
dal nulla: km e km di deserto e poi questa oasi di una decina di mini-villette
divise equamente ai lati del corpo centrale.
Lo stile, l’accoglienza e la raffinatezza sono sicuramente di un altro livello
rispetto a ieri (senza nulla togliere) e anche la camera è molto più grande e
rifinita molto meglio. Inoltre la chicca della vasca e della doccia in pietra
rossa all’esterno -dove ci sono una quarantina di gradi scarsi- ci strappano un
ohh di approvazione.
Il caldo si fa sentire sia in camera dove il condizionatore fa fatica a far
scendere la temperatura, sia nella sala semi aperta dove la cena viene consumata
(ma molto meglio così che in un “frigorifero” condizionato come succede in altri
paesi).
La notte purtroppo passa insonne in quanto probabilmente sbagliamo qualcosa
nella chiusura della zanzariera e siamo infestati dal ronzio (e punture) dei
malefici insetti. La seconda notte, lesson-learned, chiuderemo ogni pertugio e
non vi saranno problemi. Tra l’altro sarà l’unico posto dove incontreremo
zanzare…
Sossuvlei, Deadvlei e Sesriem Canyon
Oggi è uno dei giorni più attesi di tutto il viaggio: le dune rosse di
Sossusvlei e le acacie bruciate nel “lago di argilla” di Deadvlei sono da anni
nel mio immaginario fotografico.
Ci siamo lasciati convincere ad andarci con un’escursione organizzata dal lodge,
non economicissima, ma completa di trasporto, spiegazioni, pranzo nel deserto,
ritorno dal sesriem canyon, ecc. Sono un po’ combattuto dal dire se è stata una
buona scelta o no. Ci sono stati punti positivi (la conoscenza di due simpatiche
coppie una nippo-australiana e l'altra olandese, l’evitare code per l’entrata nel parco, il pranzo
sicuramente suggestivo) ma forse se fossimo andati da soli saremmo andati prima
a Deadvlei approfittando di una migliore luce e di ombre più allungate e saremmo
saliti su qualche altra duna.
Divagazioni a parte, il posto è fantastico…uno di quei TOP places dove
nonostante ci sia molta gente (relativamente al resto del viaggio) riesci a
restare affascinato e meravigliato dalle bellezze naturali. Il ferro ossidato
contenuto in grandi percentuali nella sabbia di queste alte dune (la più alta
–Big Daddy- arriva a 325 metri) dona un colore rosso che contrasta così bene con
l’azzurro del cielo.
Ricordo ancora con chiarezza quando 20 o 30 anni fa leggendo un giornale
di fotografia (Reflex o TuttiFotografi) mi imbattei in un reportage sulle acacie
bruciate di Dead Vlei e dentro di me dissi "qui un giorno voglio andarci...".
Quell'ora passata sul pan argilloso bianco/ocra è stato di grandissimo impatto
emotivo, ma come per un bambino che entra in un negozio di giocattoli e corre in
giro all'impazzata non sapendo come approfittarne, così è stato per me. Non
sono
sicuro di aver tirato fuori il meglio dal posto (es. da scemo non ho fatto
neanche un controluce pieno, cosa che invece l'amico
Roberto
ha magistralmente interpretato). Ma chiedete al bambino dentro al negozio se
anche non comprando niente, non ha passato un'ora stra-felice...
Il Sesriem Canyon al contrario è stata una passeggiata abbastanza
deludente e compiuta con una temperatura da alto-forno (probabilmente intorno ai
45°), dove neanche l’incontro con un serpente altamente velenoso è riuscito a
procurarci un brivido…