Onomichi

Giorno 10

Con circa 3,5 ore di autostrada da Kyoto (anche questa molto cara, vedo sul display del telepass circa 60 euro per 350 km) arriviamo in questo piccolo paese sul mare nella Prefettura di Hiroshima dove la casa natia dell’amica Toshie è stata finemente ristrutturata e modernamente arredata con un ottimo gusto e design. Onomichi è un piccolo gioiello, fuori da ogni guida turistica ma che dovrebbe esserci incluso (anzi no, forse meglio evitargli l’assalto dei pullman mordi e fuggi). Si trova sul “mare” che però pare più un fiume o un fiordo norvegese e la sua particolarità è che la zona antica del paese è sul fianco di una collina molto ripida. Oltre ad abitazioni private si trovano una moltitudine di templi antichi sia scintoisti che buddisti (talvolta in pacifica convivenza dentro la stessa area) ed è bellissimo (ma anche faticosissimo) girare su e giù per scale o vicoletti con pendenze a doppia cifra! La stessa casa che ci ospiterà si trova a 323 gradini dalla parte bassa del paese o a una lunga serie di discese dalla parte alta (si ha quindi l’imbarazzo della scelta su come si vuole sudare quando si fa ritorno a casa). In uno dei templi che visitiamo Silvia e Toshie modellano come da tradizione il loro piccolo Buddha in creta, che poi verrà “cotto” e recapitato a domicilio. In un altro invece allo scoccare delle 6 pomeridiane il monaco ci fa suonare la campana del tempio e poi “ci” racconta tutta una serie di storie sul tempio che noi ovviamente capiamo benissimo!

Alla sera altra cena spettacolare; in uno forse dei migliori ristoranti di sushi del Giappone (il Kura-sushi) dal punto di vista della qualità del materiale, ci ingozziamo di tutto quello che il master-chef ci consiglia: si parte con sashimi, per poi passare a vari piatti di pesce cotto (tempura ottimi, vongole spettacolari, pesci dal nome impronunciabile) e poi sushi a volontà… ottimo invece che il solito wasabi (comunque non dal tubetto ma grattugiato dalla radice), un pizzico di sale sopra con una goccia di sudachi (una specie di lime ma meno aspro). Il tutto annaffiato da sake gelato veramente ottimo, il primo che non mi ha fatto rimpiangere il nostro vino (e la mattina zero mal di testa, nonostante la sera fossi belli stinchi…).

Giorno 11

(vedi Hiroshima-Miyajima...)

Giorno 12

Isole del Mare Interno

Dopo una piccola disavventura con la macchina di Hiroshi (batteria scaricata che ci consente però di visitare AutoBacs, un’officina multimarca con annesso ENORME di negozio di accessori auto, che farebbe la felicità degli appassionati del tuning), partiamo per un giro in macchina sulle isole collegate ad Onomichi da lunghi e alti ponti a doppia campata, fino a raggiungere l’isola maggiore di Shikoku.

Purtroppo il tempo è di nuovo pessimo e piovoso e quindi intuiamo solo quanto debbano essere belle, le vedute dai punti panoramici da qui passiamo.

Scegliamo per caso un ristorante che offre il shabu-shabu, ovvero la carne, verdura e l’immancabile tofu che ci si auto-cuoce in un doppio brodo (buono ma ne ho mangiati di migliori a Pechino) e facciamo ritorno verso casa dove per la serata è in programma uno scambio gastronomico italo-giapponese nel quale Silvia preparerà dei dolci insegnando a Toshie, la quale farà lo stesso col sushi e sashimi. Ottimi entrambi, soprattutto l’abbinamento sushi-champagne che il buon Hiroshi mi fa provare.