Puglia - Tappe e Diario

Day 1

Ore 3 di mattina, partenza. Su (ottimo) suggerimento di Walter viaggiamo di notte ed infatti alle 10.30 siamo già al banco del check-in del nostro primo albergo avendo trovato ZERO traffico e avendo potuto tenere una media “da Furio”. Dopo una rinfrescata e una piacevole chiacchierata con il gestore Sergio (appassionato enologo) partiamo alla volta della nostra prima meta, Trani. Il termometro in macchina segna 40, ovvero ben 24 in più di quello che abbiamo lasciato a casa e la visita alla cattedrale e al castello si svolge abbastanza in fretta anche perché siamo abbastanza affamati e al primo ristorantino carino che troviamo iniziamo la “dieta pugliese” che ci delizierà per 2 settimane (ottimo il polpo scottato). Dopo pranzo raggiungiamo su strade deserte Castel del Monte che purtroppo possiamo visitare solo dall’esterno in quanto il regime covid prevede solo 28 visitatori al giorno con prenotazioni online obbligatorie (e ovviamente posti esauriti). Finiamo il trittico dei castelli normanni con quello Svevo di Barletta e con un’occhiata alle Saline di Santa Margherita di Savoia (entrambe le mete evitabili…). Ottima cena all’elegante ristorante dell’hotel a base di pesce.


Day 2

Giornata dedicata alla visita di Bari, che iniziamo dal Castello Normanno e dai mille vicoli della Bari vecchia, oggi finalmente recuperata al turismo e non più pericolosa come negli anni passati. Passiamo in rassegna la Basilica di San Nicola, la Cattedrale di San Sepolcro (dove si celebra un matrimonio per il nostro gusto “leggermente” kitch), il rione Arcobasso con le famose signore fuori dalla porta di casa che preparano la pasta, il teatro Santa Margherita, il famoso (mi sfugge il motivo) Chringuito dove posso testimoniare che la birra Peroni è la più amata dai baresi, il teatro Petruzzelli e un paio di vie e palazzi per cui non è più così sarcastico e insulso il detto “se Parigi avesse il mare, sarebbe una piccola Bari”. Pranzo veloce a base della famosa Focaccia (ottima) e dopo parecchie migliaia di passi a circa 35/36 gradi alziamo bandiera bianca e ci dirigiamo verso Polignano dove ci aspetta la piscina dell’hotel per un tuffo rigenerante.

Day 3

Il nostro hotel si trova a circa 2.5km da Polignano centro e ne approfittiamo per smaltire l’abbondante colazione raggiungendolo a piedi. La temperatura è calata di quasi una decina di gradi, il vento ha ripulito l’afa e l’umidità e l’aria è tersa e limpida “che non serve neanche il polarizzatore”.

Avevo il timore che la visita di Polignano a mare si risolvesse con la classica foto della Lama Monachile, mentre invece si è rivelato un paesino che sembra costruito apposta per un contest di Instagram!! Ci siamo persi in mille vicoletti strettissimi, talvolta rispuntando in incroci già passati, altre volte spuntando in terrazze dove il blu del cielo è proprio quello “dipinto di blu” (per chi non lo sapesse questa è la patria di Domenico Modugno al quale è dedicata una statua dove penso vengono battuti i record di selfies a braccia aperte!!).

Ape/Pranzo in una carinissima piazzetta, scarpinata di ritorno in hotel, altro relax in piscina e ottima cena di pesce.

Day 4

Iniziamo la nostra visita alla Valle d’Itria dalla cittadina di Martina Franca che non viene spesso citata nelle guide o in altri blog di viaggi e che mi è stata consigliata all’ultimo momento dall’amica e “local” Alessandra. Mai consiglio fu più azzeccato in quanto viene eletta come una delle più belle tappe (se non la più bella) di tutto il viaggio. Pavimentazione da salone, viuzze in cui perdersi, la calce bianca che illumina l’atmosfera magica (anche se senza sole, unica mezza giornata su 14 dì) che pervade tutta la camminata…e non da ultimo due splendidi panini con capocollo e pancetta coppata che gustiamo famelici. Locorotondo è altrettanto bella, ma ha quel qualcosa di “meno” forse dovuto al fatto di essere una mini-copia del precedente (se li avessimo visitati in ordine inverso magari sarei del parere opposto).

E infine Alberobello, la vera delusione di questo viaggio, in quanto completamente rovinata dai mille negozietti turistici di “vendi-fuffa” e unica meta del viaggio dove ho avuto un po’ di timore visto l’alto grado di assembramento e il totale menefreghismo della mascherina che sarebbe stata imposta per regolamento comunale (ma assolutamente non abbiamo visto nessun vigile o altri contestare la mancata applicazione). Prendiamo comunque possesso del Trullo Suite accompagnati dal gentilissimo gestore Francesco e visitiamo il paese sia al pomeriggio che alla sera circondati da torme di bambini ai quali è stato comprato il caratteristico fischietto che ovviamente viene continuamente usato (ci starebbe un commento da Zio Erode, ma mi trattengo). Cena pessima in un ristorante scelto tra i pochi disponibili, in quanto i 3 consigliatici da Francesco per tutto il pomeriggio e il pre-serale non hanno risposto al telefono (mi domando cosa serva pubblicarlo…) e alle 20 all’apertura erano già overbooked.

Day 5

L’unico vero vantaggio del pernottamento nel trullo è quello di potersi concedere una passeggiata alla mattina presto quando le viuzze sono ancora sgombre e solo in quel momento riesci a goderti l’unicità del posto e del perché l’Unesco lo abbia eletto patrimonio dell’umanità. Dopo un’ottima colazione al "Così com'era" ci dirigiamo verso un altro borgo caratteristico, Cisternino, ma al pari di Locorotondo, per quanto bello e caratteristico, sa un po’ di già visto. Tappa successiva, Ostuni, la cosiddetta città bianca, che agli stretti vicoli e alle case di quel candore ci aggiunge un mare blu che si ammira dagli alti bastioni. Passeggiamo affascinati e presso un’enoteca (che scoprirò da Tripadvisor vende vino dell’Eurospin, comunque più che dignitoso) mi gusto le prime classiche orecchiette con cime di rapa e alici. Con molta calma raggiungiamo la nostra prima Masseria (San Giovanni), elegante proprietà con un bella piscina inserita tra secolari ulivi. Non facendo servizio di cena (peccato, lo meriterebbe un buon ristorante) ci facciamo consigliare dalla riccioluta ragazza alla reception che ci manda in un locale diciamo “così così…”, dove non abbiamo sicuramente mangiato male ma non ci ha neanche strappato l’urlo.


Day 6

Giornata dedicata al capoluogo del Salento, ovvero Lecce. La chiamano la Firenze del Sud, e non vorrei esagerare dicendo che non sarebbe fuori luogo chiamare Firenze, la Lecce del Nord J Splendida! Ne avevo sentito parlare, sapevo che era la capitale del barocco (che ci aveva già ammaliato in Sicilia nel Siracusano) ma non avrei mai immaginato tale ben di Dio. E lo cito non a caso visto che le Chiese la fanno da padrone. Scaricate l’app LecceEcclesiae, acquistate senza ombra di dubbio il biglietto omni-comprensivo (9€ nel 2020) e godetevi il Duomo, la sua Cripta -chissà perché non fotografabile-, la basilica di Santa Croce (top!!), la Chiesa San Matteo, la Chiesa di Santa Chiara, e l'antico Seminario con il museo di Arte Sacra). Per raggiungere le 4 chiese si passeggiano eleganti corsi, stretti vicoli, si può entrare nel palazzo della Provincia sbucando in un bel Parco, si rimane a bocca aperta a vedere un anfiteatro così ben conservato nel pieno centro della città e ci si morde le mani vedendo decine di palazzi storici dove la mancanza di fondi non permette la manutenzione o ristrutturazione. Nel giro di 1 kmq penso ci sia più arte e cultura di tutti gli Stati Uniti e Canada compreso!! Impressionante. Pranziamo in un locale che offre la possibilità di customizzarsi l’insalata con una quantità di ingredienti mai vista, un format che secondo me manca in molte città e che con il regime salutista e Green sempre più imperante può avere molto successo. Il contapassi segna un bel record e stanchi ma appagati raggiungiamo l’hotel appena fuori dal centro storico dove nel suo ottimo ristorante annesso consumiamo la cena.

Day 7

Lasciamo la capitale salentina per visitare la prima parte di Costa Adriatica che raggiungiamo in breve tempo con San Cataldo e che ridiscendiamo attraverso San Foca, Torre dell’Orso per fermarsi nell’area di Roca Vecchia dove visitiamo (dall’alto) la Grotta della Poesia e l’annessa area archeologica; la voglia di un tuffo dall’alto ci sarebbe, ma la “logistica” non lo consente, peccato. Eccoci quindi per ora di pranzo a Otranto, la città più a Oriente della nostra penisola. Al pari della sua gemella con la O Ostuni, anche qui troviamo un bel panorama marittimo (con l’acqua del porto più trasparente che abbia mai visto) e un bel borgo da visitare, che però immagino troppo affollato in periodi di alta stagione visto che viene addirittura imposto un senso unico di marcia per i pedoni per visitarlo. Pranzo in un localino dove un migrante ci sorprende con un “siete di Bolzano?” e si guadagna un lauto compenso per un braccialetto del valore di 1/100

Di ritorno alla macchina ci viene voglia del solito caffè leccese con ghiaccio e latte di mandorla e per puro caso facciamo tappa nella prima filiale delle molte Pasticcieria Martinucci che incontreremo di qui in avanti. Il “Mignon Gallipoli” sarà una delle cose più buone che ho mangiato in 14 giorni… Semplicemente Divino!

Raggiungiamo quindi la nostra seconda Masseria dove passeremo 2 notti, un paio di pomeriggi di relax nella tranquilla piscina e soprattutto due cene nell’ottimo ristorante annesso.

Day 8

La seconda parte di costa adriatica, da Otranto a Santa Margherita di Leuca è il target di oggi. Percorriamo la litoranea ad andature da calesse alternando soste fotografiche e qualche tappa. Porto Badisco, Santa Cesarea Terme, Castro, Porto Tricase (e/o Tricase Porto??): purtroppo è domenica quindi molto spesso, causa locals che vanno “a mare”, facciamo difficoltà a trovare posteggi o anche solo spazi per una veloce fermata. Arriviamo alla famosa punta di Santa Maria di Leuca, che come la nostra Vetta d’Italia, è famosa più per la posizione geografica che per la bellezza vera e propria. Pranziamo nei pressi del porto e tramite la più veloce superstrada interna ritorniamo ad Otranto e al già citato pomeriggio di relax e buona cena (e non posso non nominare le due ottime colazioni a base di prodotti artigianali, torte fatte in casa e una marmellata di fichi e mandorle da urlo!).


Day 9

Soprannominiamo la giornata come quella delle 3 GA: nell’ordine infatti le nostre tappe saranno Galatina, Galatone e Gallipoli. La prima meta era da tempo in programma in quanto patria dell’amica Barbara e dopo anni di storie su Galatina eravamo ovviamente curiosi. La sorte vuole che quest’anno anche Chiara Ferragni sia passata di qua e un suo post di Instagram ha fatto incrementare le visite (si parla di +27%) quanto 100 campagne marketing della locale Pro Loco! Potere dei moderni influencer… Comunque sia, per merito di Barbara o di Chiara, la cittadina vale sicuramente una visita, soprattutto per gli affreschi della chiesa di San Caterina d’Alessandria che -di nuovo senza esagerazione- non hanno nulla da togliere a quelli di Assisi. Completano la visita la Chiesa Madre, una statua chiamata la Pupa e -purtroppo è lunedì e quindi non possiamo testimoniare- il famoso Pasticciotto della pasticceria Ascalone.

Non altrettanto fortunata la visita a Galàtone (sembra si pronunci con l’accento sulla seconda a e non come accrescitivo della prima) che ha un paio di facciate di chiese degne di note ma poi basta.

La terza tappa (Gallipoli) si rivela invece la seconda delusione del viaggio dopo Alberobello: il centro storico posto sul mare e raggiunto da un ponte non solo non è un granché come borgo o villaggio, ma è pure tempestato dai soliti esercizi commerciali (e va beh) ma anche attraversato dalle macchine degli abitanti visto che non è ZTL. Si passa quindi tra negozi di ninnoli, taralli che verranno fatti chissà dove e locali dove se ti siedi e apri un po’ di più il gomito rischi di fartelo portare via dallo specchietto della vettura che ti sfiora. Dove stia la sua grande fama, mi sfugge…Bocciato!

Dopo una costosissima puccia (perché ovviamente i posti famosi, ancorchè brutti sono anche cari) raggiungiamo il nostro hotel sul mare a Santa Maria in Bagno un piccolo paesino sulla costa dietro a Nardò dove passeremo tre notti. Il fegato e la cistifellea ci chiedono pietà e li diamo tregua con una frugale cena in camera a base di qualche snack.

Day 10

Dopo 850 km fatti in Puglia, uniti ai 900 per raggiungerla, ci viene voglia di una giornata no-car di relax che passiamo in “spiaggia” sui lettini posti su piattaforme sugli scogli davanti all’hotel. Ne approfitto per tirare fuori dalla naftalina pinne e maschera che erano da un paio di anni incellophanati in cantina; l’acqua, vista l’assenza di sabbia, è veramente limpida e trasparente e incredibilmente per i miei gusti neanche troppo fredda. Ovviamente non ci sono coralli, i pesci qualcosa c’è ma niente di eclatante, ma l’emozione del sale sulle labbra (parecchio anche a vedere come si galleggia facilmente anche senza mutino) di qualche mini-apnea e tuffo dalle rocce è sempre forte.

Nota a latere: che Dio stramaledica la (giovane? Mah… età indefinibile) proprietaria di un salone di bellezza del centro/sud Italia che per due giorni interi non ha fatto altro che fare video/chiamate in VIVISSIMA e ALTISSIMA VOCE (sia la sua che quella dei vari interlocutori: ecco perché ovviamente conosco la sua vita meglio di sua madre che non etichetto…); senza contare i 7 miliardi di squilli di notifiche di qualsiasi app voi possiate aver sentito…è brutto augurare del male ad una persona (tanto visto l’esagerata obesità ci penserà madre natura), ma almeno il molteplice furto o perdita dello smartphone ad un essere così rozzo, maleducato e senza alcuna considerazione del prossimo va fatto!!

Il ristorante in hotel non fa per noi (il menu stasera dice “stinco alla birra”, magari anche ottimo, ma anche no grazie…) e quindi ceniamo in paese nella piazza principale dove già ci sembra sia pienissimo, ma il gestore del locale dice che non è nulla in confronto ai mesi “caldi” di luglio/agosto. Per la prima volta assaggiamo (in ritardo quindi) il tipico Spumone, in questo caso con cioccolato, mandorle e fichi… cchevelodicoafare? Ottimo!


Day 11

Mattinata dedicata alla visita delle spiagge della costa ionica. Raggiungiamo con la veloce superstrada nuovamente S.Maria di Leuca e poi risaliamo sulla litoranea la costa con varie soste fotografiche. La prima sono le famose “Maldive del Salento” nei pressi di Marina di Pescoluse che avevo già citato in questo diario del viaggio alle vere Maldive; non posso che confermare quanto già detto, il nome mi sembra alquanto pretenzioso ed esagerato, soprattutto per l’enorme quantità di gente che affolla la spiaggia. Molto più trasparente mi sembra l’acqua più a nord, es nei pressi di Posto Rosso o di Baia Verde dove una pineta e le dune nascondono dei posticini incantati (esattamente sulla litoranea di Punta Pizzo nell’area di Isola di Sant’Andrea). Le varie località Torre XYZ (Pali, Mozza, Suda, San Giovanni) si assomigliano un po’ tutte con il supermarket, il parcheggio a pagamento e qualche stabilimento balneare inframezzato da spiagge libere.



Verso ora di pranzo (pugliese, quindi > 14.00) siamo nei pressi di “casa” e decidiamo di mangiare un boccone a Santa Caterina, un paesino vicino a Santa Maria al Bagno molto più caratteristico e meno “turistico”. Purtroppo in 14 giorni ci sta a fare male una scelta e a trovare un posto che andrebbe visitato dai NAS e bannato dall’associazione turistica (ristorante Sottovento che ci propina un carpaccio di tonno e spada appena scongelato e chissà da quanti mesi in freezer assolutamente insapore e una puccia che un hilti farebbe fatica a rompere). Passiamo il pomeriggio sulle piattaforme dell’hotel in attesa di una gastroenterite che per fortuna non arriva.

Ci rifacciamo a cena presso il ristorante Al Riccio con dell’ottimo pesce (reminder: l’astice è un casino da pulire anche con gli attrezzi giusti!)

Day 12

Dopo l’ultima colazione “in riva” al mare (ci separa solo una strada), lasciamo Santa Maria in Bagno per concludere l’esplorazione della costa ionica salentina passando per spiagge rinomate come Porto Selvaggio, Porto Cesareo, Torre Lapillo, per finire con Punta Prosciutto; il trend è sempre lo stesso, bellissimo mare, sabbia fine, spiaggia non proprio larghissima ma ombrelloni troppo attaccati uno con l’altro (e obblighi fin troppo "strict"). A questo punto dobbiamo decidere se dedicare il resto della giornata alla visita di Taranto oppure cazzeggiare nei pressi di Manduria dove abbiamo il nostro pernottamento. Vista la temperatura molto alta, a malincuore la città dei due mari viene depennata anche perché ci vorrà qualcosa che non abbiamo visto come scusa per tornare…

Dopo una fugace passeggiata a Grottaglie (dove mi aspettavo di trovare mille negozietti di ceramica, motivo per cui è famosa, ma invano) facciamo provvista di taralli, biscotti, pane, pucce, ecc. in una piccola ma fornitissima panetteria di Sava (Potenza l’arte del Forno), e soprattutto di vino e olio al Consorzio Produttori Primitivo di Manduria.

Il vino è anche il leit-motiv della nostra prossima Masseria (Li Reni) che è infatti immersa in mezzo a enormi distese di vigne (presumo di Primitivo) e di proprietà di Bruno Vespa, noto giornalista ed esperto/appassionato enologo al punto di avere una sua produzione ed etichetta. La Masseria è bellissima e, graditissima sorpresa, ci viene fatto un upgrade alla suite delle suite (chiamata King) che dispone di una “piscina” interna -rimanendo sempre piena ed in funzione è riduttivo chiamarla vasca idromassaggio- due vani, due bagni, angolo relax privato con lettini e ombrellone, tavolini e sedie all’entrata ed ovviamente una bottiglia omaggio a scelta tra bianco, rosato o rosso da gustarsi come apericena (magari a mollo nella piscinetta con il sole che tramonta in fronte a te… TOP!). Anche il resto della struttura sia come spazi esterni (2 piscine di cui una riscaldata) che come interni pieni di quadri e sculture di design non è da meno e vi invito a vedere le foto in questa gallery o nel loro sito internet per scoprire questo gioiellino. Bravo Bruno a investire e brave le due signore che lo gestiscono.

Day 13

In un paio di ore da Manduria raggiungiamo Matera, la famosa città dei Sassi, che grazie allo status di Capitale della Cultura 2019 dicono si sia rifatta il trucco. Una recentissima (e a mio avviso giustissima) ordinanza del sindaco vieta di entrare nella ZTL anche solo per scaricare i bagagli e quindi lasciamo la macchina in un parcheggio custodito ai margini che offre anche servizio di shuttle fino all’hotel (Autoservizio Damasco, lo consiglio vivamente).  La bella camera con balconcino panoramico sul Sasso Barisano è già pronta, possiamo quindi fare un early check-in e dopo qualche spiegazione della gentile receptionist iniziamo una lunga camminata in questo “presepe” monocolore di case e grotte che sembrano quasi finte. Visitiamo la Casa Grotta dove un’asettica voce registrata racconta la vita durissima che gli abitanti di queste case hanno vissuto fino alla fine degli anni 50. Fino a 10 persone + animali in pochi metri quadri senza acqua corrente e luce elettrica, bambini che dormivano nei cassetti del comò e posso immaginare i “profumi” di un vano con solo una piccola finestrina e il mulo che dorme accanto e le galline sotto il letto.

La giornata è ancora una volta super-calda, ci “iberniamo” in un ristorante che tiene l’aria un pelo troppo alta (ed infatti le orecchiette mi rimangono sullo stomaco fino a sera) e continuiamo a passeggiare su e giù tra i due Sassi (Barisano e Caveoso) passando da Piazza Duomo e poi su di nuovo per via del Corso, P.zza Vittorio Veneto, via Fiorentini, per vedere gli stessi scorci ma con luce diversa (al sole, al tramonto, durante l’heur blue, per finire con il buio e le luci dei lampioni molto calde che la rendono estremamente affascinante.

Alla fine i passi saranno più di 20000, ma ne è valsa la pena.

Day 14

Così come ad Alberobello, sacrifichiamo un po’ di sonno per goderci una passeggiata mattutina pre-colazione in completa solitudine nella favolosa città lucana. Gli unici rumori che si sentono sono quelli del servizio di nettezza urbana che raccoglie cartoni e cassettine di plastica lasciati fuori dalla porta di qualche esercizio commerciale. Silvia mi segue per un po’, poi (ha già caldo!) mi lascia vagare da solo armato di reflex per gli ultimi scatti. Mi rifaccio un su e giù tra Sasso Barisano e Sasso Caveoso passando dal Duomo e tornando da Piazza Sedile, ormai penso di aver imparato e riconoscere vicoli e scalinate e invece mi imbatto in nuovi scorci o installazioni (come la Fontana dell’Amore) che spuntano come funghi.

Dopo una suggestiva colazione nella grotta del Palazzotto, ci facciamo venire a prendere dallo shuttle del parcheggio che ha prezzi molto modici per questo servizio (non pensate neanche di andare a piedi e sudare tirando o sollevando trolley, non ne vale la pena).

Recuperata la, sporchissima, autovettura ci mettiamo in viaggio per ahimè la via di casa. La tappa prevista ad Altamura la saltiamo (il receptionist ce la sconsiglia) e quindi le uniche due tappe saranno due autogrill/distributori nella lunga tirata di 1000km esatti (google maps diceva 1000, audi 997) che comunque senza traffico o intoppi si risolve in tempi da media autostradale. Siamo a casa all’imbrunire, apro il frigo e spero di trovarci un polipo innaffiato da Malvasia ma niente…  Parafrasando un amico, hashtag #BellaVacanza!