Giappone 2008

Giappone

Novembre 2008

Così come per il diario di Pechino, questo resoconto si differenzia dagli altri in quanto trattandosi di un viaggio di lavoro (abbinato a del tempo libero nel quale ho fatto il turista) intanto ero senza la mia dolce metà, e poi sono partito senza alcuna preparazione o meta specifica riguardo la destinazione. Si tratta quindi più che altro di appunti e considerazioni varie che ho raccolto durante la settimana nipponica.

Le tappe fissate sono state Tokyo (dove siamo atterrati provenienti da Pechino), Kyoto (raggiunta da Tokyo con il veloce treno Shinkansen), Kobe e Osaka dalla quale siamo ripartiti dall’avveniristico aeroporto Kansai.

Tokyo

Arrivati a Narita (abbastanza distante dal “centro” di Tokyo anche se il termine è improprio perché di “centri” ce ne sono molti) raggiungo l’hotel sito nel quartiere di Shinjuku dapprima con un veloce treno delle linee JR (Japanese Railways) e poi con un nero-funereo taxi con tanto di porta che si apre automaticamente, pizzo sui sedili e taxista con guanti bianchi... un bell’inizio. E’ l’imbrunire e un primo giretto nei dintorni dell’hotel mi sconvolge per la quantità di luci e neon presenti ovunque. Avete presente Times Square a New York ? Ecco quella è solo una piazza, mentre Shinjuku è praticamente una piccola cittadina ed è praticamente tutta ricoperta di luminarie. I negozi qui penso non chiudano mai o quasi...il viavai è continuo e dopo pochi passi mi trovo a studiare una “fauna” particolarissima: il giovane (o la giovane) giapponese che si veste e addobba nei modi più pazzi e incredibili. Il bello è che non esiste “una moda” per cui tutti seguono lo stesso stilema, si passa dalla ragazza infilata in un bon-bon rosa confetto stile Candy-Candy ai metallari borchiati, ad abbigliamenti ed accessori che mi viene difficile anche solo descrivere perchè da noi non si sono mai visti!! In molte occasioni mi sembrava di stare dentro un film (Blade Runner è venuto spesso alla mente) o dentro un manga con visioni del tutto inaspettate. La quantità di negozi di ogni tipo è indicibile, ma quello che sorprende è che noi vediamo 1/8, 1/9 di quello che esiste, perchè in ogni palazzo, su ogni piano (2F, 3F, ecc) ci sono esercizi commerciali diversi, di cui noi non immaginiamo neppure la classe merceologica (a meno che non sappiate leggere il giapponese, ovviamente). Una specie di festa/sagra nei pressi di un tempietto buddista dove si cucina all’aperto di tutto (e sembrava tutto buono) conclude la mia prima sera a Tokyo che mi ha già affascinato.

Il giorno dopo, visto che ho un po’ di tempo libero, faccio un giretto a Ginza (quartiere super di lusso con negozi griffati di moda) e indulgo in una visita all’Apple Store e al Sony Building dove speravo di vedere una dimostrazione di Cinema 4K (quattro volte la risoluzione Full HD), ma purtroppo un evento legato ai campionati di calcio asiatici lo aveva fatto spostare (e l’hostess che mi accoglie, passa 10 minuti a scusarsi di ciò).

Visto che è poco distante faccio un salto ai giardini del palazzo imperiale e poi con la comoda metropolitana raggiungo il quartiere di Akihabira (Akiba per gli amici...), la cosidetta “Electric Town”, ovvero un quartiere intero di negozi grandi e piccoli che trattano qualsiasi materiale elettronico che vi possa venire in mente. Avevo sentito parlare di Yodobashi, una grande catena di elettronica consumer, e così appena lo vedo mi ci infilo: avete presente la superficie espositiva di un nostro Mediaworld (quindi tra i più grandi d’Italia) ? Ecco, ora moltiplicate per 8 quanti sono i piani dove si vende merce (oltre a altri 3 di diverso tipo come ristoranti, show room, ecc. + 6 di parcheggi sotteranei). Mi sentivo (senza mancare di rispetto) come il pellegrino che arriva alla Mecca :-) Un piano solo per il materiale fotografico, uno per gli impianti audio, uno per l’informatica, uno per Tv e video, e via così... e di ogni articolo una gamma ed una scelta infinita (es. questo uno, non l’unico, degli scaffali di cuffie audio). Spettacolare! La giornata si conclude in un tipico ristorante di sushi/sashimi dove seduti davanti al bancone del cuoco siamo affascinati dalla maestria con cui taglia il pesce crudo e prepara i rotolini (oltre che completamente soddisfatti dalla bontà del cibo).

Kyoto

Kyoto non solo come lettere è Tokyo al contrario, ma anche come forma e aspetto: è l’antica capitale del Giappone, la tradizione, i templi, il passato. Ma è anche la bellezza. Poche volte una città mi è piaciuta così tanto e così velocemente. Assolutamente da consigliare e da non perdere se si viene in un questo Paese.

In questo periodo poi l’autunno colora gli alberi e il paesaggio con i suoi tipici toni del rosso/arancio e soprattutto gli aceri sembrano prendere fuoco da quanto rosse sono le sue foglie. Ho avuto l’occasione di visitare due templi: uno alla luce del giorno, il Ryozen Kannon che ha una parte con un grande Budda e un memoriale dedicato alle vittime della Seconda Guerra Mondiale, mentre il tempio vero e proprio consiste in costruzioni di epoca antica, e di tutto ciò che ci si aspetta di trovare in un tempio giapponese (normali turiste in Kimono comprese).

Fuori dal tempio, passeggiare per Kyoto vecchia è uno spettacolo: hotel tradizionali dove un giorno mi piacerebbe soggiornare, Geishe attempate che passeggiano normalmente, e anche una testimonianza che gli italiani sono ovunque...
Alla sera accompagnati dall’amico Hiroshi e moglie visitiamo invece il tempio Kiyomizu-dera splendidamente illuminato e molto affascinante per l’atmosfera, anche se il rammarico di non vederlo bene di giorno rimane (ma tanto so già che a Kyoto ci DEVO ritornare).

Alla mattina dopo invece riesco a farmi una passeggiata dentro uno dei più grandi e famosi santuari della città (Fushimi Inari Shrine); attraverso boschetti e tunnel fatti dai caratteristici portali arancioni si sale la collina per parecchi metri fino ad arrivare ad un panorama point che domina la cittá.

Kobe ed Osaka

Kobe non penso offra molto in termini di attrazioni turistiche e comunque non ne avremmo avuto il tempo necessario per visitarla. Ad Osaka invece ci siamo concessi una visita al suo famoso Castello dalla cui sommità si gode un bel panorama di tutta la città; peccato per il tempo grigio perché i colori autunnali degli alberi del parco circostante erano veramente belli.

Un giretto in centro di Osaka “vecchia” (contrapposta a Shin-Osaka, ovvero quella “nuova”) ci ha fatto scoprire un enorme zona commerciale dove abbiamo percorso kilometri di porticati pieni di negozi (quasi tutti di abbigliamento e spesso ripetitivi) che si conclude nei pressi della stazione di Namba dove sulle rive di un canale sorgono le solite sale da Pachinko, un famoso teatro Kabuki e diversi locali per mangiare, dal Crab Fast Food a ristorantini con pochissimi coperti, a banchetti dove ti grigliano o friggono al volo cose irriconoscibili.

Cibo

Già il fatto che in un Fast-food puoi gustare un cartoccio di chele di granchio alla griglia invece che le nostre occidentali unte pommes-frittes, la dice lunga sugli ottimi gusti dei giapponesi. Anche qui ho mangiato benissimo: sushi e sashimi ovviamente a volontà, sia in ristoranti seduti davanti al banco dove puoi ammirare dal vivo l’arte del taglio del pesce crudo (e di come sono affilati i coltelli), sia in quelli con il nastro trasportatore dove alla fine si vedevano scorrere solo le bandierine con i nomi perché avevamo spazzolato tutto !

Al ristorante Gozanbo di Kyoto (15° piano dell’hotel Granvia) ho assaporato una delle migliori cene della mia vita: il ristorante è in stile Teppan, ovvero ti siedi davanti ad una piastra dove il cuoco ti cucina live con maestria quello che hai scelto, e offre una qualità di cibi e di vini (francesi e italiani ovviamente) superba; l’ostrica fatta alla piastra, il foie gras che si scioglieva in bocca, la carne striata di grasso come da noi non esiste, perfino l’aglio croccante a mó di chips… Grazie Hiroshi per la magnifica esperienza culinaria.

Ma anche le zuppe di miso e granchio, il tempura di gamberi con i soba, i noodle tirati su con il risucchio (“it’s polite…” ci dicevano, se non lo fate si offendono…) sono andati giù che era un piacere. Unica concessione occidentale che ho imparato ad amare qui: i “chocolate scone” caldi di Starbucks… deliziosi!

Trasporti

Se il taxi è il mezzo di trasporto principale di Pechino, qui è il treno che la fa da padrone. Le stazioni sono il vero fulcro e vita delle città (altro che il degrado che prospera intorno alle nostre) e il “centro” si sviluppa proprio a partire da lí. Non che l’esperienza tassinara non sia da provare: macchina nera stile carro funebre, porta che si apre automaticamente, sedili rigorosamente rivestiti di pizzo, tassista con i guanti bianchi (spesso molto anziano) e un’infinità di gadget sul cruscotto (due o tre tassametri, navigatore, macchinetta carta di credito, stampanti per ricevute, ecc)

Il treno però come dicevo è il mezzo su cui ci si muove maggiormente, sia in città (le circular loop della JR insieme alla metropolitana raggiungono qualsiasi posto) che per lunghi spostamenti. Ho provato il famoso Shinkansen (Tokyo-Kyoto in 140 minuti per 550 km) e si viaggia comodissimi a 300/350 km/h senza minimamente accorgersene e con tempi totali inferiori all’aereo (niente check-in, niente security control, la stazione è in centro e ci vai a piedi dall’hotel, ecc.).

Puntualità e precisione sono stati sempre maniacali, tranne un giorno dove all’entrata della stazione sguardi sbigottiti di passeggeri ascoltavano il personale che munito di megafono probabilmente spiegava le cause di una ”catastrofe nazionale”: treni con 20, 30 o anche 40 minuti di ritardo !! Mi aspettavo di vedere il capostazione estrarre una spada di Hattori Hanzo e fare harakiri direttamente sui binari :-)
Il bello è che questi ritardi non hanno avuto quasi nessuna influenza perché la frequenza con cui passano è talmente elevata che se dovevi prendere quello delle 8.30, prendere quello delle 8 che ha 30 minuti di ritardo non ti cambia la vita (nostra… al giapponese magari roderà tutto il giorno …)

Spettacolare poi vedere le file di persone allineate per due in attesa del treno (perché ovviamente sia sul biglietto che dei segni per terra ti indicano dove si fermerà la porta del vagone) e quando il treno arriva, la fila si apre a mò di Mar Rosso di Mosè per far passare chi esce e poi si entra velocemente in quanto le fermate in stazione non superano mai i due o tre minuti: insomma una cosa “normale” ti sorprende e pensi con rabbia alle file “a cono rovescio” italiane o al fatto che sui treni italiani ci si deve arrampicare… fare la pensilina più alta è così difficile ??

Alloggi

Ottimo il nuovo Best Western a ShinJuku (Tokyo) vicino alla Stazione e molto raffinato e carino. Elegante e “lussuoso” (a prezzi modici) il Monterey di Kyoto con anche annessa cappella per sposarvi se volete.

Meno belli e con il bisogno di una rinfrescata il Washington Plaza di Shin-Osaka e il Tokyu Inn di Kobe: ma per una notte di passaggio andavano più che bene.

Conclusione

Mi sono innamorato di questo Paese che come molti dicono o si ama o si odia, difficilmente ci sono mezze misure. E’ tecnologico, è preciso, è super-organizzato, è cortese e gentile, è moderno ma tradizionale allo stesso tempo, è progresso e futuro così come rispetto del passato, non è caro come lo era una volta (l’euro a qualcosa è servito), e last but not least per noi maschietti è un piacere vedere così tanto ben di Dio femminile.

Sulla cortesia e gentilezza mi sono spesso chiesto se sia solo di facciata verso il cliente o (come sono indotto a credere) sia veramente insito nel loro modo di vivere. In entrambi i casi il risultato non cambia: essere trattati sempre bene, sempre con il sorriso sulle labbra, con una parola gentile fa stare meglio: mi hanno tradotto quello che ti dice una semplice commessa quando ti congeda… al limite del commovente, soprattutto se paragonata ai grugniti che ogni tanto ricevi nei nostri autogrill o negozi.

Infine un pensiero alle persone conosciute in questo viaggio: Hiroshi, il Sig. Sato e l'italiano Ettore, Tats e Asako sono stati tutti gentilissimi.