Maldive - Reethi Faru

Reethi Faru

Febbraio 2019

Quando un paio di mesi fa chiesi a Silvia che destinazione avesse voluto per festeggiare il suo “importante” compleanno, non ha avuto dubbi a rispondere LE MALDIVE!

Per una persona che sta all’acqua come Superman alla kriptonite, la cosa può sembrare perlomeno bizzarra, ma le altre due esperienze (Athuruga nel 2003 e Vakarufahli nel 2011) ci avevano convinto che una vacanza di questo tipo ha un qualcosa di speciale che è difficile trovare in altre mete.

Molte volte sento dire o leggere di amici che esaltano -giustamente- alcune nostre coste, paragonando la limpidezza dell’acqua e la bellezza della spiaggia agli atolli tropicali. Io sarei stra-felice di evitarmi 10 ore di volo e di pagare cifre inferiori, ma trovatemi un posto in Italia che nei mesi caldi (30/32°C MINIMO!) mi offra la possibilità di non avere vicini di lettino ad ALMENO 20 o 50 metri. In pratica, trova le differenze tra le spiagge libere o attrezzate dei resort salentini (che si fregiano il titolo di “Maldive d’Italia”) e le passeggiate che facevamo alle 11 di mattina o alle 4 di pomeriggio, quindi in orari di punta.


Ecco in parole povere perché io pago volentieri un prezzo più alto: chiamatela esclusività, privacy, snobismo, quello che volete ma è un qualcosa che per me è #priceless!

La scelta dell’isola da visitare non è stata semplice, visto che negli ultimi anni i prezzi sono aumentati vertiginosamente e quindi molti resort restavano improponibili per il nostro budget. Alla fine abbiamo optato per un resort di nuova costruzione sito in un atollo molto a nord (atollo di Raa) che non avevamo visitato in precedenza (le altre due volte eravamo a South Ari). Solito indispensabile aiuto dalla carissima amica Daniela e solita impeccabile organizzazione da parte di Hotelplan.

L’isola di Filaidhoo ove sorge il Reethi Faru Resort è da considerarsi un’isola di medie dimensioni (650mt x 350mt), la si gira lungo l’anello di sabbia che la circonda in circa 20 minuti e sinceramente comincia ad essere “un po’ troppo grande” per i nostri gusti. So che per chi non è mai stato alle Maldive la cosa può sembrare ridicola, ma una dimensione di questo tipo porta ad avere strutture che a mio avviso sono assolutamente inutili e addirittura controproducenti per l’immagine. A cosa diavolo serve una piscina, una palestra fitness, due campi da tennis alle Maldive? E seppure i vialetti interni sabbiosi immersi nella rigogliosa e verdissima vegetazione sono molto suggestivi, le “distanze” tra camera, ristorante, diving, spa, reception, se fatti diverse volte al giorno, possono talvolta essere fastidiosi. Insomma se ti abitui che l’acqua o il lettino sono a distanza max di una dozzina di passi (o di scalini) dalla camera, anche poche centinaia di metri ti sembrano tanti.

La sistemazione scelta, come la precedente volta, è stata una villa overwater capace di regalarti ancora più privacy e riservatezza. Il terrazzino è stato sapientemente diviso su due livelli avendo a disposizione due lettini, due chaise-longue, un ombrellone, una doccia e un panorama che spaziava sul mare aperto non interrotto da staccionate o balaustre; peccato non averlo potuto sfruttare per qualche tuffo dall’alto, vista l’esigua profondità dell’acqua. La camera è sufficientemente ampia, con una grande vetrata che dà sul grande bagno semi-aperto ove si trovano vasca con doccia, doccia in un box di vetro e la classica doccia aperta maldiviana che in pratica delle 4 disponibili (!) è quella che si usa maggiormente. Noi eravamo alloggiati su una villa dal numero pari quindi che guarda a sud-est; il sole era presente dal mattino fino alle 17 circa, non ho idea se la parte opposta abbia lo stesso irraggiamento, di sicuro godrà di un bel tramonto ma non so se la mattina sia tutto in ombra.

Per nostra (s)fortuna la camera overwater al momento della prenotazione non era disponibile per tutta la durata del soggiorno e quindi per le ultime notti avevamo scelto una Deluxe Beach Villa, dandoci così la possibilità di provare entrambe le sistemazioni. Un pro del “bungalow terreno” è sicuramente il fatto che essendo completamente sotto la fitta vegetazione è molto più fresco e non abbiamo mai dovuto accendere l’aria condizionata, cosa che invece nella villa che resta tutto il giorno sotto il sole è quasi d’obbligo fare (anche se fortunatamente l’impianto consente di settare 25/26° e quindi non rischi sbalzi assurdi quando entri dall’esterno). Anche qui camera di ragguardevoli dimensioni, bagno simile ma senza box doccia (solo doccia esterna e vasca) e un bel patio/veranda dove trova posto un’altra enorme inutilità come la grande vasca Jacuzzi a due posti (che noi non avevamo prenotato ma probabilmente ci è stato fatto un upgrade). Anche qui abbiamo avuto la fortuna di avere un’ottima esposizione (villa #405, eravamo esattamente in mezzo tra il Sunset bar e il Reethi grill) con il sole che ci baciava in fronte per tutto il giorno e con abbastanza spiaggia tra noi e il mare.

Purtroppo il fenomeno dell’erosione è presente come ovunque alle Maldive anche in questa isola e davanti ad alcune ville il lembo di sabbia è veramente esiguo se non addirittura assente. Il periplo completo negli orari di alta marea costringe in due punti ad entrare in acqua e la situazione sembra veramente andare sempre peggio. Durante la nostra permanenza abbiamo visto (con tanto di lettera di scuse della direzione) dei tentativi di dragare sabbia dal fondale e portarla sulla costa, in altri punti vi sono dei sacchetti o dei frangi flutti a riparo delle fragili radici delle piante che in qualche caso ormai sono completamente esposte. Insomma sembra che siamo arrivati ad un punto di non-ritorno e ho il timore che insieme alle regioni artiche queste saranno il primo Paese che soffrirà maggiormente e irrimediabilmente degli effetti del nostro scellerato inquinamento.

L’altro nefasto effetto oltre all’innalzamento delle acque è il suo riscaldamento e il purtroppo derivante effetto del cosiddetto “coral-bleaching”. Ero ovviamente conscio e pronto a non trovarmi lo stesso fondale colorato di 8 anni fa, ma speravo che l’effetto sbiancamento e morte della barriera corallina fosse meno pronunciato. Qui a nord, ove si trova l’atollo di Raa, mi dicono che addirittura sia meno peggio che al sud, certo è che le immersioni hanno tutto un altro sapore senza i colori di coralli duri e soft.

Intendiamoci, il pesce è ancora molto presente, ho nuotato DENTRO branchi di Yellow Striped snapper così grandi che non vedevo più il mio buddy; squali whitetip, mante, aquile di mare, cernie grandi come una fiat cinquecento, aragoste con antenne lunghe più del mio braccio non si trovano proprio dietro l’angolo, certo è che le immersioni in house-reef o anche il solo snorkeling, se paragonate al passato sono molto peggiorate.

Nulla da dire invece sull’organizzazione e efficienza del diving Sea-Explorer a management svizzero. Barca molto confortevole (i dhoni ormai sono relegati al folklore), attrezzatura nuova e tenuta benissimo, personale perfetto e mi ha fatto piacere vedere che i locals maldiviani non sono solo relegati a compiti di bassa lega ma anche come teacher nei corsi e come divemaster (ho avuto Illy e Shafty come guide e ottima gestione del gruppetto mai più numeroso di 5 sub). Unico “neo” il costo: mi fa ridere pensare a chi si lamenta del prezzo di un giornaliero sulle piste da sci! Qui, con il noleggio di erogatore e jacket che non ho avuto voglia di portare, si arriva a 100USD per un’attività che dura in pratica un paio di ore di cui una veramente in acqua! Per fortuna almeno il Nitrox viene fornito senza sovrapprezzo per chi come me ne ha il brevetto, mentre per i “ciucciatori” di aria la bombola da 12litri ha un surcharge rispetto a quella da 10 standard. Profondità massima 30 mt (tanto con il 32% di O2 il limite massimo è 32.8mt), temperatura acqua 28°C, muta da 3mm, pinne da piede nudo, 2 o 3 kg di zavorra (mai andato con così poco peso), bombola appunto leggera da 10, niente macchina fotografica, 60 minuti di puro relax e spensieratezza come era tanto che non provavo sott’acqua. Certo il rimpianto di non portare a casa qualche scatto c’era: se vedi il muso dello squalo che ti punta dritto lo vorresti immortalare non solo nella memoria, ma come avevo sempre supposto o ti godi il “tuffo” o fai le foto/video, le due cose difficilmente sono conciliabili (lo si nota anche dai consumi d’aria che senza attività fotografica calano vistosamente).

Capitolo cibo: oltre al ristorante principale Haraku con formula a buffet che è l’unico compreso nelle formule di mezza o pensione completa, vi sono altri 3 ristoranti à la carte. Noi abbiamo provato il Reethi Grill per una cena molto “overpriced” per la qualità di cibo e vino, mentre al Dhiyavaru il menu asian-style ci è piaciuto di più ed inoltre abbiamo avuto la gradita sorpresa di una mini-torta e di una bottiglia di vino rosso offerta dalla casa per il compleanno di Silvia (e al ritorno in camera un’altra gradita sorpresa che l’ha lasciata senza parole).

Nel ristorante principale abbiamo sempre trovato una buona varietà di cibo; il limite dei buffet infatti è spesso quello che io definisco “del giorno della marmotta” in riferimento al film in cui il protagonista continuava a rivivere sempre lo stesso giorno. Qui le pietanze erano preparate in maniera diversa e il repeating-factor, anche nel settore dolci, era molto limitato.

Sulla SPA, posso dire che Silvia mi ha riportato delle ottime esperienze con personale balinese ovviamente gentile e cortese ma anche molto preparato come manualità nei massaggi. I prezzi purtroppo seguivano il trend delle immersioni (e quindi non mi potevo lamentare 😊 ).

Grossi punti a sfavore non ne devo rilevare; se proprio dovessi dare qualche “opportunità di miglioramento” direi i cuscini del letto troppo alti e scomodi (ma fossimo stati meno pigri avremmo insistito con il resident italiano o con la reception per il pillow-menu) e il viavai di decolli e atterraggi degli idrovolanti che nelle volte precedenti ricordavo molto più rari. C’è da dire che si arriva direttamente sul pontile dell’isola, mentre spesso la sosta è fatta su una piattaforma al largo e quindi forse il rumore si sente meno.

Senza farlo apposta siamo andati alle Maldive 3 volte con una pausa di 8 anni ciascuna. Ad Athuruga -in epoca pre tsunami- ricordo che non vi era nemmeno il fax e solo un telefono satellitare. I bungalow erano quasi spartani e si viveva non dico un’esperienza “wild” ma molto più vera. La volta successiva era arrivato il WiFi ma solo nelle zone comuni e i confort erano aumentati. Questa volta mi sono ripromesso io stesso di staccare e essere più offline possibile (tra l’altro è il primo viaggio non-social da quando ho chiuso alcuni account) relegando lo smartphone in cassaforte per tutta la durata del soggiorno e anche a livello fotografico lasciando a casa la fidata reflex e portando solo una compattina per qualche scatto ricordo (lo capirete notando la qualità delle foto nella Photogallery). Insomma per staccare la testa e sconnettersi dal nostro mondo frenetico non c’è di meglio anche se personalmente auspicherei un ritorno alle origini e un cambio di passo verso resort meno “Dubai-style”, per evitare il rischio di una omologazione con altri posti magari più economici.

Non so se resisteremo altri 8 anni per tornare una quarta volta. Ho il timore che potrebbe essere troppo tardi… Certo che nel 2027 io faccio i 60… 😊