Pindaya - Kalaw
    
         L'unica
        volta che mi sarei svegliato presto pur di uscire in fretta 
		da quel letto umido, la sveglia non è fissata ad orari antelucani... 
		Salutiamo il freddo resort (che comunque con il bel tempo e il caldo 
		deve essere spettacolare anche se immagino leggermente infestato di 
		zanzare) e dopo pochi km di viaggio ci fermiamo già per una sosta votata 
		alla visita di un tipico villaggio della regione Shan. Il villaggio 
		(chiamato Khaung Daing)
        basa la sua economia quasi completamente sulla 
		coltivazione della soia e dei ceci e quasi ogni famiglia è coinvolta in 
		qualche modo in una delle fasi della lavorazione. Le case sono quasi 
		tutte in legno/bambù,
        si vede girare qualche bicicletta e per strada 
		giocano allegri i bambini
            con le biglie di vetro come si faceva noi da 
		piccoli sulla spiaggia. Pur immaginando che la vita non debba essere 
		facilissima, non si avverte mai una sensazione di povertà o di miseria, 
		ma anzi di tranquillità e di essere in pace con sé stessi (il segreto 
		sarà in quello che fumano
        ? :-) ) godendosi quel 
		poco che si ha. Come sempre sorrisi e ringraziamenti accompagnano i 
		nostri doni di shampoo, sapone, doccia schiuma che abbiamo imparato 
		essere molto apprezzati e che la sera prima saccheggiamo regolarmente 
		dall'hotel di turno (anche i campioncini di profumi sono molto 
		"richiesti"; fatene scorta prima di partire e renderete felici 
		moltissime bambine o donne).
L'unica
        volta che mi sarei svegliato presto pur di uscire in fretta 
		da quel letto umido, la sveglia non è fissata ad orari antelucani... 
		Salutiamo il freddo resort (che comunque con il bel tempo e il caldo 
		deve essere spettacolare anche se immagino leggermente infestato di 
		zanzare) e dopo pochi km di viaggio ci fermiamo già per una sosta votata 
		alla visita di un tipico villaggio della regione Shan. Il villaggio 
		(chiamato Khaung Daing)
        basa la sua economia quasi completamente sulla 
		coltivazione della soia e dei ceci e quasi ogni famiglia è coinvolta in 
		qualche modo in una delle fasi della lavorazione. Le case sono quasi 
		tutte in legno/bambù,
        si vede girare qualche bicicletta e per strada 
		giocano allegri i bambini
            con le biglie di vetro come si faceva noi da 
		piccoli sulla spiaggia. Pur immaginando che la vita non debba essere 
		facilissima, non si avverte mai una sensazione di povertà o di miseria, 
		ma anzi di tranquillità e di essere in pace con sé stessi (il segreto 
		sarà in quello che fumano
        ? :-) ) godendosi quel 
		poco che si ha. Come sempre sorrisi e ringraziamenti accompagnano i 
		nostri doni di shampoo, sapone, doccia schiuma che abbiamo imparato 
		essere molto apprezzati e che la sera prima saccheggiamo regolarmente 
		dall'hotel di turno (anche i campioncini di profumi sono molto 
		"richiesti"; fatene scorta prima di partire e renderete felici 
		moltissime bambine o donne).
            Proseguiamo il nostro viaggio sulle 
		solite "mega-autostrade"
            a 5 corsie :-)  e ogni sosta è una 
		piacevole sorpresa: nella cittadina di Aung-Ban ci riforniamo di 
		mandarini e thè nero, in una "fattoria"
            una gentilissima famiglia ci 
		mostra il suo orto privato dove coltiva peperoncini e frumento (e dove 
		un bambino frastornato
            non riesce a capacitarsi che mi sia tolto di 
		testa il mio cappellino per regalarglielo); infine ci fermiamo per fare 
		2 scatti alla processione
            di locali che vestiti a festa si recano nel 
		vicino villaggio sede di una festa (farsi 10 km a piedi per un evento 
		del genere è cosa normale).
            Dopo un ottimo pranzo al ristorante 
		Memento (dato il nome è giusto "ricordarsene") ci dirigiamo a Pindaya 
		famosa per le sue grotte
            che in tempi antichi furono usate come 
		"magazzino" per stipare centinaia e centinaia di statue di Buddha di 
		tutte le forme e dimensioni. Ancora oggi i pellegrini contribuiscono ad 
		aumentare questo numero che ormai è arrivato a quota 8000 circa. 
		L'interno della grotta principale è stupefacente, già vuota sarebbe uno 
		spettacolo naturale, riempita di tutte quelle statue e sapientemente 
		illuminata rende ancora di più. Ci "perdiamo" tra numerosi passaggi, 
		strette scalinate e cunicoli che si aprono in inaspettate sale.
            Verso 
		la strada per Kalaw, il paese dove pernotteremo, ci attende un altro 
		laboratorio artigiano, quello della carta di gelso e degli ombrelli. A 
		parte la lavorazione della carta di gelso già di per sé impegnativa, ci 
		colpisce la maestria con
            la quale costruiscono ogni singolo pezzo degli 
		ombrelli, dal manico intarsiato con un tornio a pedale ai raggi, al 
		meccanismo di chiusura tutto in legno e lavorato a mano. E quando ti 
		chiedono 1000 kyat (poco più di MEZZO EURO) per un tale lavoro ti viene 
		quasi la vergogna a pagare così poco...
            Arriviamo all'hotel (il
		
            Top Hill Villa
    di Kalaw) con una 
		temperatura ancora più bassa del giorno prima (Kalaw è a 1300 mt, la 
		mattina ho visto su un termometro 5 gradi, presumo che la notte sia 
		andato vicino allo zero) e pur essendoci questa volta delle stufette 
		elettriche in camera (ma con un timer che dopo pochi minuti le stacca) 
		la sera e la notte passano simile alla precedente (cena senza togliersi 
		maglioni e giacca, bottiglia acqua calda nel letto, n coperte, ecc).