A
Mérida (con l'accento sulla e) abbia soggiornato per 3 giorni,
visitandola nei tardi pomeriggi di ritorno dalle escursioni e in una
giornata a disposizione (l'unica nota stonata del Tour...il tempo dedicato
era troppo e alla fine abbiamo passato il pomeriggio nella piscina
dell'hotel). Capitale
dello Yucatan, conta circa 700.000 abitanti. E' una città molto pulita e
ordinata, dove non sembra esistere problemi di criminalità (abbiamo
girato anche di notte) e dove si possono riscontrare stili e ritmi di vita
molto differenti: dai mercati rionali affollati e chiassosi, alle
tranquille zone residenziali piene di ville e case sontuose, dal traffico
caotico e disordinato del centro, ai viali puliti (corso Montejo) e
imponenti che ricordano gli Champs Elisee...
Secondo lo schema tradizionale, al centro si trova la piazza
principale con la cattedrale e intorno si stende il centro abitato. I
luoghi di maggior interesse sono plaza de la Indipendencia o zòcalo, su
cui sorgevano originariamente un grande tempio e una piramide maya, che
ora è circondata da alberi di alloro provenienti dall’India. Vi si
affacciano la cattedrale, la più grande dello Yucatan, completata nel
1958, il palazzo del governatore (bellissimi i murales
all'interno), il palazzo municipale e il palazzo de
Montejo, in cui abitò la famiglia fondatrice della città. Abbastanza
"turistico" è il
mercato locale che sì svolge poco lontano dalla piazza principale. Vi si
trovano una gran quantità di frutta, tessuti, oggetti di artigianato e prodotti in sisal, fra cui
le famose amache (a poche decine di metri dal mercato ci sono le
fabbriche; se dovete comprarle andate li, risparmiate il 50%). Sorprendente
è stato una sera assistere alla cerimonia quotidiana dell'abbassa
bandiera, che si erge su un pennone nella piazza principale tra la
cattedrale e il municipio. Non tanto per la cerimonia in sé stessa (un
plotoncino di 6 militari accompagnati da una banda formata da una ventina
di musicanti), quanto per il patriottismo dimostrato dalla gente comune:
chiunque passasse di lì per caso (massaie con la spesa e i bambini,
uomini di affari in giacca e cravatta), si fermava e mano sul cuore
assisteva alla cerimonia cantando a bassa voce quello che presumo fosse un
inno nazionale.
Curiosa
anche la visita non programmata (non so cosa ne penserebbe
Alpitour delle divagazioni della nostra guida, ma sicuramente è
stato interessante) del cimitero cittadino: in pratica un
mini-quartiere con strade e marciapiedi dove salta subito
all'occhio la varietà di colori con le quali sono dipinte le
tombe, ognuno rappresentante un tipo di morte diversa (violenta,
malattia, ecc.) Carina
infine una serata passata in un bel ristorante (gestito da
libanesi), continuata in un bar all'aperto (El Pancho) tipico con
i camerieri bardati di sombrero e cartucciera (spettacolare la
preparazione del Caffè Maya con il liquore d'anice incendiato che
forma una cascata di fuoco) e conclusa con il ritorno in albergo
in calesse.
Sopra: Murales nel palazzo del Goverantore. A destra in alto: il
cimitero. A destra in basso: l'Hotel Hyatt
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