24 agosto 2017 09:17
Conviene ancora "esporre a destra" ?
Con il termine "exposing to the right" (ETTR) si indica una tecnica descritta per la prima volta da Michael Reichmann sul suo sito Luminous Landscape nel lontano 2003. Senza entrare nei dettagli, visto che ci sono fior di spiegazioni e discussioni sulla rete, si tratta di preservare le ombre sovraesponendo in fase di scatto per poi ridurre l'esposizione in post-produzione. Questo perché in passato e nelle macchine con sensori piccoli o poco performanti, lo schiarimento delle ombre aveva/ha lo svantaggio di innalzare il rumore digitale e soprattutto se si scatta ad alti ISO la regola è sempre stata "meglio che le ombre siano già a posto e poi semmai sottoespongo in post-produzione per recupero zone troppe chiare e sovraesposte".
Negli ultimi anni però la qualità dei sensori, soprattutto quelli Full Frame, è aumentata vertiginosamente soprattutto per quello che riguarda la "gamma dinamica" (dynamic range, DR) e sebbene ancora lontana da quella dell'occhio umano, la capacità di registrare informazioni in scene ad alto contrasto ha fatto passi da gigante. È innegabile che oggi qualsiasi reflex, la maggior parte della compatte e moltissimi smartphone siano in grado di produrre files stampabili dai vari servizi online (come ad esempio Print24) anche in grande formato. Ma è proprio nelle fotografie dove contemporaneamente troviamo zone ad alta luminosità e zone molto scure, che la differenza di prezzo tra una macchina e un'altra si vede eccome.
Nei moderni sensori FF delle varie case (Canon, Nikon, Sony) il progresso maggiore è stato proprio "l'apertura delle ombre", ovvero la capacità di estrarre delle informazioni che in fase di scatto erano annegate o quasi del tutto nere, senza un sostanziale aumento del rumore (parliamo ovviamente di uno scatto in RAW, ma presumo che chi sta leggendo un post del genere, non sappia neanche cosa sia il JPG fatto in camera!!).
E quindi ? Ha ancora senso fare l'esposizione sulle ombre e poi sottoesporre in PP ? A mio avviso no, o meglio non sempre. Questo perché si corre il rischio di bruciare ("clippare") alcune alte luci che, per esperienza, sono molto più difficili se non impossibili da recuperare.
Esempio classico: coppia di sposi, lei con vestito bianco, lui con vestito nero. Ad oggi io, con una moderna FF e a bassi ISO, cercherei di esporre bene per il vestito di lei, perché so che il nero di lui lo tirerei su bene senza problemi con il controllo Shadow di LR. Se facessi il contrario (vestito nero ok o leggermente sovraesposto) tirare giù gli Highlights per recuperare le inevitabili high-keys bruciate sarebbe molto più difficile se non impossibile (e comunque in una coppia, sempre meglio accontentare LEI! :-) )
Un altro esempio di una passeggiata dell'altro giorno in paese… Scena che come vedete sotto è molto contrastata.
Nella prima foto l'esposizione spot è stata fatta sui fiori: il recupero ombre senza aumento di rumore è stato possibile grazie all'elevato DR (Dynamic Range) del sensore:
Nel secondo caso l'esposizione spot sulle pannocchie ha determinato una troppo elevata sovraesposizione dei fiori e del muro non recuperabile.
Vero è che la regola dice che dobbiamo esporre, quel tanto che basta per non clippare irrimediabilmente le alte luci (e qui ho volutamente esagerato) e vero anche che se vogliamo puntare alla massima qualità, l'ETTR è il metodo giusto. Ma ne vale veramente la pena ? In questo lungo post l'autore se lo chiede anche lui e arriva alle mie stesse conclusioni:
With the extreme dynamic range capabilities of modern sensors, as well as a much lower amount of noise at base ISO, the value of ETTR is coming under scrutiny in the photographic community. Since it is so easy to recover shadows with modern cameras, isn’t it better to go with a “safer” exposure that is less likely to blow out the highlights? In many cases, yes […] Yet, as photographers, we strive to take the highest-quality images possible. We want our RAW files to contain as much data as they can, giving us more legroom to recover data in post-processing.